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La morte di un giudice irrompe nelle Primarie Usa

La scomparsa di una toga della Corte Suprema scompagina gli equilibri

La morte di un giudice irrompe nelle Primarie Usa

La scomparsa del giudice della Corte Suprema Antonin Scalia e la lotta per la sua successione irrompono di prepotenza nella campagna elettorale americana, a partire dall'ultimo dibattito dei candidati repubblicani che si è tenuto in South Carolina. La notizia della morte di Scalia arriva nel tardo pomeriggio di sabato degli Stati Uniti: il corpo senza vita di uno dei nove togati del massimo organo giudiziario americano è stato trovato nella sua stanza nel resort in Texas dove stava passando il weekend. Prima di andare a dormire aveva riferito di non sentirsi particolarmente bene, e sembra che sia morto nel sonno, per un attacco du cuore. Il presidente Barack Obama decide di parlare poco dopo alla Nazione: dopo le condoglianze alla famiglia del giudice italoamericano, espressione più conservatrice della Corte Suprema, non lascia spazio a dubbi, e spiega che ha intenzione di nominare un successore prima della fine del suo mandato. «Intendo onorare le mie responsabilità costituzionali - chiosa Obama -. Avrò tempo a sufficienza per farlo, e il Senato ne avrà per rispettare il suo dovere di un voto tempestivo». «Queste responsabilità sono più grandi di qualsiasi partito, riguardano la nostra democrazia», continua il Commander in Chief. Immediatamente le sue parole rimbalzano nel dibattito televisivo tra i candidati del Grand Old Party, che si compattano nella richiesta al senato di bloccare la nomina di un nuovo giudice da parte di Obama. «La Costituzione deve essere interpretata nel modo in cui originariamente fu pensata», afferma il senatore della Florida, Marco Rubio, mentre il suo ex mentore Jeb Bush riconosce che «il presidente ha il diritto di nomina», ma necessita di «un consenso, che senza dubbio non ha». Sulla stessa linea anche Ted Cruz, mentre John Kasich esorta Obama a mettere «il paese al primo posto». Per il frontrunner Donald Trump, invece, la morte di Scalia rappresenta un «colpo tremendo al conservatorismo». Il giudice, che aveva 79 anni, era stato nominato da Ronald Reagan nel 1986, e rappresentava un bastione dell'area repubblicana nella Corte Suprema. La nomina del suo successore da parte di Obama potrebbe stravolgere gli equilibri vigenti fino a ieri: con la sua scomparsa, infatti, gli altri otto membri rimangono equamente ripartiti tra progressisti e conservatori, sebbene il giudice Kennedy sia un conservatore che spesso si è dimostrato progressista in materia di diritti civili e venga considerato l'ago della bilancia. Tutto questo in un anno nel quale sono diversi i temi caldi che andranno al vaglio della Corte, dall'immigrazione all'aborto. Se su questo argomento i candidati alle primarie Gop sono compatti, è però su tutto il resto che fanno scintille. Il clima è elettrico, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali in programma principalmente in stati del sud, con Trump e Bush che si attaccano in un continuo botta e risposta, dal ruolo della Russia al conflitto siriano.

Rubio invece appare molto teso, dopo il flop allo scorso dibattito sa che non può commettere passi falsi, e cerca di mostrarsi deciso.

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