Morti per amianto alla Olivetti: De Benedetti & Co. a processo

Al via il processo per stabilire le responsabilità del decesso di dodici ex lavoratori e delle malattie che ne hanno colpiti altri due

Morti per amianto alla Olivetti: De Benedetti & Co. a processo

Il gup Cecilia Marino il caso dei morti per l'amianto alla Olivetti è "un dramma sociale". Un dramma che per la città di Ivrea assume "caratteristiche peculiari" dal momento che la fabbrica voleva essere "capace di tenere l"uomò al centro del proprio interesse". Nella sentenza dello scorso 5 ottobre sono state prosciolte undici delle persone coinvolte nell'inchiesta giudiziaria. Il giudice aveva, però, disposto ben diciassette rinvii a giudizio. E fra questi spuntano i nomi eccellenti di Carlo e Franco De Benedetti.

Il processo si celebra nell'auditorium di un liceo. Gli uffici giudiziari eporediesi non dispongono di aule abbastanza grandi. Fra i 17 imputati, con accuse che vanno dall'omicidio colposo alle lesioni, compariranno davanti ai giudici Carlo De Benedetti, il fratello Franco, l'ex ministro Corrado Passera e l'imprenditore Roberto Colaninno. Nelle motivazioni della sentenza dello scorso ottobre, che li aveva rinviati a giudizio, la Marino aveva ricordato la concezione di Adriano Olivetti, quella di una fabbrica "capace di tenere al centro del proprio interesse l'uomo in tutte le sue esplicazioni, lavorative ed extralavorative". "In ragione di ciò - si legge nelle motivazioni - la Olivetti applicò, con anticipo di anni, norme di tutela dei lavoratori e mise a disposizione degli stessi alloggi, asili, servizi medici. Fabbriche e uffici furono costruiti garantendo luminosità e altre caratteristiche atte a far vivere bene al dipendente il proprio tempo lavorativo". Il gup aveva, quindi, definito "magnifici" alcuni degli edifici industriali edificati nel dopoguerra e che "costituiscono la ragione per cui è pendente la domanda per il riconoscimento di Ivrea quale sito Unesco".

"Purtroppo - scrive ancora la Marino nelle motivazioni - tali edifici, coerentemente con la convinzione dell'epoca che l'amianto fosse 'buono', furono costruiti inserendo tale materiale nei muri e in altre parti, lasciando a coloro che sarebbero venuti dopo a gestire il Gruppo una eredità pesantissima". Quanto al merito della causa, che riguarda il decesso di dodici ex lavoratori e le malattie che ne hanno colpiti altri due, il giudice ha deciso di prosciogliere per non avere commesso il fatto "coloro che hanno ricoperto esclusivamente la carica di consiglieri senza deleghe", fra cui i figli dell'Ingegnere Marco e Rodolfo. Secondo la Marino, infatti, "si deve ritenere che" all'interno del gruppo Olivetti "l'amministratore delegato fosse titolare esclusivo del settore della sicurezza sul lavoro sulla base di una delega non implicita, ma assolutamente esplicita".

Il cda non aveva un "potere-dovere di intervento diretto" e, anzi, "furono i vari amministratori delegati succedutisi nel tempo a occuparsi concretamente" della sicurezza, affidando compiti e incombenze ai vari responsabili.

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