La prima benedizione dopo l'ordinazione è stata per Papa Francesco: «Scenda sul Papa la benedizione di Dio onnipotente» disse don Salvatore dal suo letto di dolore. Una frase sintetica che racchiude tutto la forza di volontà di questo giovane che ieri pomeriggio è spirato nel suo letto. In pace, probabilmente con il sorriso sulle labbra. Salvatore Mellone aveva solo 38 anni ma era riuscito ad esaudire il suo più grande desiderio: diventare prete. C'è riuscito a dispetto di quel maledetto cancro che non gli ha concesso né tregua né sconti. Non gli ha lasciato neppure il tempo di completare i sei anni di seminario per raggiungere l'ordinazione sacerdotale. Ha potuto studiare solo quattro anni e poi la malattia lo ha inchiodato ad un letto. Ma quando si parla di religione si può anche parlare di carità cristiana. Ed ecco che le più alte cariche della Chiesa gli concedono una via d'uscita. «Salvatore, anche nella malattia, ha vissuto intensamente la sua preparazione al sacerdozio – ha spiegato l'arcivescovo Giovanni Battista Pichierri - per cui abbiamo ritenuto opportuno di ordinarlo presbitero, per dare gloria alla SS. Trinità e per l'edificazione del nostro presbiterio e del popolo di Dio».
Ecco quindi la deroga. E Salvatore, che è stato anche giornalista e poeta, diventa sacerdote a casa sua il 16 aprile, attorniato dai suoi cari. Oltre ai familiari più stretti, i genitori, la sorella e la nonna Vittoria, ci sono i compagni di seminario, i suoi maestri, alcuni sacerdoti e il sindaco di Barletta, Pasquale Cascella. Ma nella Chiesa del SS Crocifisso di Barletta, hanno assistito alla celebrazione quasi 600 persone incollate dinnanzi ad un maxi-schermo che ha diffuso la cerimonia anche in tv. Tutta l'Italia si è commossa, dinnanzi questa delicata storia d'amore, di dedizione e di vocazione che supera i confini della morte e della condizione umana. Ed era stata proprio l'attenzione di Papa Bergoglio ad attirare i riflettori su Salvatore.
Il Papa, due giorni prima che il giovane fosse ordinato, gli aveva telefonato per dirgli semplicemente: «La prima benedizione che darai da sacerdote la impartirai a me». Così è stato. E subito dopo Salvatore, aveva spiegato di aver provato «imbarazzo» ma anche «tanta gioia perché per noi tutti il Papa è un modello e per noi tutti è un maestro. Non possiamo fare altro che seguirlo, stargli dietro e benedirlo e continuare a pregare per lui».
Per don Salvatore quella non è stata l'unica benedizione. Pur stremato dalla malattia che si era ulteriormente aggravata, ha continuato a celebrare l'eucarestia nella propria abitazione, per poche persone alla volta.
Fino a ieri pomeriggio quando è spirato.L'ultimo saluto dei fedeli sarà dato oggi ai suoi funerali che veranno celebrati dall'arcivescovo Giovanni Battista Pichierri, nella parrocchia del giovane sacerdote, la chiesa del «Santissimo Crocifisso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.