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«Moschee radicali chiuse e tre mesi di stato d'emergenza»

Il Belgio ha deciso di innalzare il livello di allerta terroristica da 2 a 3 su una scala di 4 e di proteggere il Paese con l'esercito. Il piano anti-jihad presentato domenica dal premier Charles Michel parte purtroppo con ritardo colpevole e l'impressione di aver chiuso la stalla quando i buoi sono scappati. Come era già accaduto con la mattanza di Charlie Hebdo e dell'Hyper Kocher, anche nella strage di venerdì a Parigi ci sono inquietanti collegamenti con Bruxelles, e soprattutto con il quartiere di Molenbeek Saint Jean, autentica fucina di jihadisti e di leader del terrorismo arabo in esilio. Nel «comune» che sorge a due fermate dal centro della capitale, si sono addestrati i fratelli Said e Cherif Kouachi e il maliano Amedy Koulibaly, e dalla stessa località provengono tre degli otto terroristi autori della carneficina di venerdì sera. Due sono morti, il terzo è sfuggito a un controllo alla frontiera franco-belga alle 8 del mattino di sabato. Quando ha attraversato il confine la segnalazione dell'uomo non era ancora attiva. Quando l'avviso è arrivato, gli agenti hanno individuato la sua auto a Molenbeek, ma il jihadista era scomparso. Sabato la polizia belga aveva effettuato diverse perquisizioni nel quartiere. Gli arresti, in tutto sette, hanno un legame con la Polo grigia noleggiata in Belgio e utilizzata nell'assalto per le strade parigine.In tempi non sospetti qualcuno aveva segnalato che la situazione a Molenbeek stava degenerando. Un anno e mezzo fa l'ex calciatore del Camerun Cyrille Makanaky (uno dei protagonisti ai mondiali di Italia '90), si era recato dal borgomastro del quartiere Francoise Schepmans per denunciare uno strano movimento di uomini da e verso la Siria e l'Irak. Makanaky a Molenbeek aveva un ufficio e nelle vesti di sindacalista si occupava delle problematiche lavorative degli immigrati provenienti dall'Africa nera e dal Maghreb. «Il Califfato stava già facendo il bello e il cattivo tempo - racconta al telefono da Douala, in Camerun, dove soggiorna - il borgomastro mi aveva garantito che avrebbe approfondito la situazione inviando pattuglie e controllando le abitazioni del quartiere. Purtroppo nulla di tutto questo è stato fatto. Anzi, per essermi esposto ho persino dovuto lasciare il Belgio per minacce di morte rivolte a me e alla mia famiglia». Dopo aver ascoltato le parole di Makanaky il commissario capo della polizia federale Catherine De Bolle non può che recitare il mea culpa. «C'è un problema gigantesco nella lotta contro la radicalizzazione, serve anche più repressione. Ed è quello che faremo».Nascondere la polvere sotto al tappeto ha creato problemi che sono venuti a galla in tutta la loro drammaticità. Molenbeek è ormai diventata una zona anarchica, imperniata di integralismo islamico. Un emigrato su quattro è musulmano. Nel 2001 da qui partirono i killer tunisini del comandante afghano Massoud. Il Belgio è nelle percentuali il Paese con la più alta presenza di volontari jihadisti in Europa. A fronte di 9 milioni di abitanti, più di 500 combattenti sono approdati in Siria.La fucina jihadista si colloca a Molenbeek, una delle 19 communes che compongono la capitale. Con più di 5mila giovani sotto i diciotto anni, su 13mila abitanti, è il quartiere più giovane di tutta Bruxelles. Ma è anche quello con il tasso di disoccupazione più alto, oltre il 47%. Facile cadere nella tentazione integralista. Nel 2009 si esibì per la prima volta all'estero la nazionale di calcio della Palestina. L'iniziativa, "Un goal per la Pace", avrebbe dovuto offrire una chance di riqualificazione.

Ma a distanza di sei anni, per fare un esempio, la fermata della metropolitana "Ribaucourt" continua a essere crocevia di crimine, spaccio, e luogo di incontro per reclutamento verso Siria, Iraq e Mali.

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