«Alleanza con la Lega a 360 gradi, opposizione a 360 gradi». Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, l'ha lasciato capire chiaramente in un'intervista al Tg3 : dopo il ritrovato accordo con il Carroccio, le aule parlamentari diventeranno un Vietnam per la raccogliticcia maggioranza del premier Matteo Renzi. La rottura del Patto del Nazareno e il ritrovato asse tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini hanno cambiato le geometrie del Parlamento.
Si parte già da oggi. «Visto che è saltato tutto, visto che è saltato il patto costituzionale, Forza Italia farà il suo mestiere di opposizione», ha aggiunto Brunetta precisando che «Fi denuncerà la deriva autoritaria, denuncerà che questa riforma è inaccettabile». Il riferimento è al ddl di riforma costituzionale che arriva oggi nell'assemblea di Montecitorio. Sono pronti 700 subemendamenti che renderanno difficile, se non impossibile, chiudere la partita entro sabato come vorrebbe il presidente del Consiglio. Un ulteriore ostacolo potrebbe provenire dalle dimissioni del relatore, il presidente della commissione Affari costituzionali, il fittiano Francesco Paolo Sisto (Fi) che vorrebbe dare un segnale di discontinuità rispetto alle larghe intese che avevano caratterizzato l'iter parlamentare del disegno di legge di riforma. La maggior parte dei gruppi, tranne Fi, ha esaurito il tempo di parola a disposizione, dunque il rischio ostruzionismo - nel senso vero e proprio del termine - non dovrebbe porsi. Le votazioni, però, allungheranno i tempi, riverberandosi sul decreto Milleproroghe che sulla carta è stato calendarizzato in Aula per la prossima settimana.
Sul terreno strettamente politico, invece, per quanto riguarda il ddl i punti più spinosi sono due: la salvaguardia delle competenze delle Regioni (che sta molto a cuore alla Lega) e il raccordo con l'Italicum (la legge elettorale è al Senato ed è in bilico dopo l'addio di Forza Italia al Nazareno), questione che viene posta sotto il titolo di «controllo di costituzionalità». Brunetta è convinto che si possa ricominciare da tre come nel film di Massimo Troisi: «Ricominciamo con l'alleanza con la Lega, ricominciamo nella ricostruzione del centrodestra, ricominciamo con l'opposizione». Ma è pacifico che proprio su questa prima battaglia si testeranno molte delle possibilità di rimettere in piedi l'area alternativa alla sinistra.
«Ovviamente ci ritroveremo anche nell'opposizione al decreto di riforma delle banche popolari», spiega il capogruppo azzurro. E anche questo sarà un appuntamento importante perché oggi il decreto che prevede di trasformare i principali istituti di credito da cooperative a spa sarà analizzato in seduta congiunta dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera. Salvini aveva detto di essere pronto alle «barricate» per le Popolari, ora la Lega e Forza Italia (i cui parlamentari sono in massima parte contrari all'innovazione) avranno la possibilità di mostrare i muscoli. A partire dalle pregiudiziali di costituzionalità.
Avrà valore puramente simbolico un eventuale «no» al Jobs Act. La commissione lavoro di Montecitorio è chiamata solo a esprimere un parere sui decreti delegati del governo, ma sarebbe comunque un segnale positivo l'aver mostrato una ritrovata compattezza dinanzi a un Pd, che sta piano piano attutendo il già esiguo contenuto riformista del provvedimento per cercare di non rompere con la minoranza interna. È solo un punto di partenza, ma per Renzi e i suoi le riforme non saranno una passeggiata.
I componenti dell'Ufficio di presidenza di Forza Italia, oltre al presidente Silvio Berlusconi
di Gian Maria De Francesco
Roma
I parlamentari di Forza Italia: 70 sono i deputati alla Camera, mentre 60 i senatori a Palazzo Madama
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