La mossa di Macron per uscire dalla crisi: un grande centro con Borloo premier

Sale l'ex sindaco di Valenciennes: non è di sinistra e non dispiace ai Républicains

La mossa di Macron per uscire dalla crisi: un grande centro con Borloo premier
00:00 00:00

L'ottimismo espresso dal premier dimissionario Sébastien Lecornu sull'esistenza di una "maggioranza assoluta" disposta a rifiutare lo scioglimento dell'Assemblée non è bastato per far cessare la bufera politica in cui la Francia è piombata dopo l'addio del primo ministro macroniano, a cui è stato chiesto di consultare i partiti, virando soprattutto sulla sinistra repubblicana, senza spingersi però oltre l'ascolto e confermando che la riforma delle pensioni e la sua eventuale sospensione auspicata dal Ps sia ancora un tema divisivo, più che ipotetico collante per una maggioranza ancora tutta da trovare. "Un punto dolente", ha ammesso in tv.

Lecornu, concluse le consultazioni, ha dunque lasciato la palla al presidente, per trovare un nome alternativo in grado di gestire la stesura delle legge di bilancio, mentre i partiti, ancora ieri, continuavano ad annusarsi (o detestarsi) in una sorta di toto-premier di compromesso. Citato come il pompiere incaricato di spegnere l'incendio, possibile traghettatore della legge di bilancio da presentare entro il 13 ottobre per stare nei tempi, è stato ieri Jean-Louis Borloo. "Nessun contatto con l'Eliseo, ignoro ogni ipotesi fatta in merito a una mia nomina", ha detto però tranchant. Già martedì 6 ottobre, il giorno dopo le clamorose dimissioni di Lecornu, si era parlato di lui; ma allora Lecornu strizzava ancora l'occhio a un possibile accordo con la destra neogollista, naufragato con il ministro dell'Interno Retailleau, pronto a tornare in ascolto: Retailleau ha detto che il centrista Borloo, con cui ha parlato al telefono, è "dirompente" e "non è né di sinistra né macronista", una condizione da lui posta per partecipare al governo. L'altra componente repubblicana di centrodestra guidata da Wauquiez è altrettanto alla finestra.

Insomma, il tentativo silenzioso di Macron, che entro domani dovrebbe annunciare un incarico, sembra votato a tenere assieme un nuovo grande centro. Lecornu ha detto che il suo lavoro è terminato. L'ex sindaco di Valenciennes, Borloo, avrebbe diversi punti di forza: una comprovata esperienza, una posizione non proibitiva per i Républicains e, cosa rara in politica, un presunto disinteresse per le presidenziali; precondizione citata proprio da Lecornu nel suo discorso d'addio per un accordo. Nonostante il toto-nomi, la crisi sembra avvitarsi. Senza un premier per la terza volta in 15 mesi, tra veti incrociati Ps-Répubicains, la Francia ha anche Mélenchon che chiede le dimissioni del capo dello Stato e voto legislativo, su cui insiste di più Le Pen. Il segretario Ps Faure, assieme alla verde Tondelier e al comunista Roussel chiedono a Macron di scegliere la coabitazione con la sinistra. Il sindacato Cgt, fautore degli ultimi scioperi e pronto a nuove piazze, accusa Macron d'aver trasformato "una crisi sociale e democratica in una crisi di regime".

La Francia avrà un bilancio 2026 "buono" per il deficit e la crescita, e rispetterà i suoi impegni europei, ha assicurato il ministro dell'Economia uscente, Roland Lescure, prima di un incontro con i suoi omologhi dell'Eurozona. "C'è una maggioranza di parlamentari in Francia che vuole stabilità, quindi questo è ciò che accadrà".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica