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La mossa del Nazareno: un Viceré autorevole e gradito anche alla «Ditta»

RomaPiù che un presidente un Viceré. Vincenzo De Luca, per la legge Severino, va incontro alla sospensione e la Campania, nei primi mesi, non avrà un governatore. Fatta la legge però si ricorre all'inganno: subito pronto Fabrizio Barca. Tecnicamente sarà il vicepresidente, ma nella tradizione partenopea risulterà come e meglio di un Viceré. Matteo Renzi, infatti, lo ha preso dal vivaio dell'aristocrazia comunista. Viene dal Cremlino italiano - i cui blasoni squillano con i nomi dei Berlinguer, Napolitano, Macaluso, Pajetta - ed è figlio di Luciano (ex direttore di Rinascita e dirigente di Botteghe Oscure) nonché fratello di Flavia (ex assessore di Ignazio Marino).

Viceré di un Re assai combattivo se De Luca, intervistato da Giorgio Mulè (nel numero di Panorama in edicola) si toglie il macigno Saviano dalla scarpa: «In qualche momento sembra che abbia bisogno di inventarsela, la camorra, anche dove non c'è, altrimenti rimane disoccupato». E Barca, comunque, rappresenta una garanzia per il Nazareno e per Palazzo Chigi, un Papa straniero che coniughi la sobrietà del tecnico alla tradizione comunista. E Barca sarebbe il profilo autorevole e il volto «buono» di un partito che desidera cambiare verso anche nel Mezzogiorno. È un ex Fgci, un economista di fama internazionale, si è distinto da ministro del governo Monti, ma sostiene anche che «sì è politici sempre, anche in casa». Oltretutto, l'inchiesta «Mafia Capitale» sta sgretolando un partito che da sempre sventola la questione morale. E proprio Barca è stato il primo, in una lunga relazione, a denunciare «un partito non solo cattivo ma pericoloso e dannoso dove non c'è trasparenza e che lavora per gli eletti anziché per i cittadini».

Ma c'è un particolare non da poco che prendono in considerazione a Palazzo Chigi. L'ex ministro è un ponte levato verso la «Ditta». Dopo le regionali Bersani&co. sono tornati a far sentire il proprio peso nelle commissione e soprattutto al Senato, dove la maggioranza scricchiola. Ecco perché quella che al momento è solo una suggestione potrebbe presto trasformarsi in un diktat a De Luca. Del resto, quando una settimana fa lo sceriffo di Salerno ha varcato l'ingresso di Palazzo Chigi dall'altra parte ha trovato un muro. «Il vice lo scegliamo noi», gli avrebbe detto Renzi. Da giorni l'ex rottamatore protegge De Luca. La linea dell'esecutivo sul caso dell'ex sindaco di Salerno non è mai cambiata: «De Luca era candidabile ed eleggibile». Ma Renzi non ne vuol sapere di nomi come quello di Fulvio Bonavitacola, deluchiano di ferro, o di Assunta Tartaglione. Meglio sparigliare. Anche se nei fatti la scelta del vice da parte di Palazzo Chigi ha il sapore di un commissariamento de facto . In questo modo il Nazareno vigilerebbe anche sui conti di una Regione che, nonostante gli sforzi dell'amministrazione Caldoro, resta fortemente indebitata. E chi meglio di Barca potrebbe svolgere questo ruolo? Dopo aver moralizzato a Roma, chiuderà un occhio a Napoli.

Twitter: @GiuseppeFalci

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