Come prevedibile, suscita primi confronti e prime polemiche l’annunciato decreto sicurezza bis che Salvini conta di portare al vaglio del consiglio dei ministri già la prossima settimana, almeno stando alle dichiarazioni dello stesso segretario leghista.
Il confronto, in primis, è tutto interno alla maggioranza ed anzi riguarda i due principali leader politici che sorreggono l’esecutivo guidato da Conte: Luigi Di Maio ed lo stesso Matteo Salvini.
Il massimo esponente politico del Movimento Cinque Stelle, prima ancora che criticare nel merito il decreto, punta il dito contro la tempistica: “Non vorrei che questa norma – dichiara nelle scorse ore Di Maio – Sia un modo per mascherare il caso Siri, sarebbe l’ennesimo modo di coprire quello che è successo sulla corruzione in queste tre settimane”.
Poi l’affondo anche sul merito del decreto: “Non vedo grandi novità al suo interno sui rimpatri, che invece costituiscono oggi il tema fondamentale dell’immigrazione”. Il Movimento Cinque Stelle guarda anche con sospetto alla nuova suddivisione delle competenze, che porterebbe in capo al Viminale le azioni della Guardia Costiera sulla sorveglianza marittima, togliendole dunque a due ministeri guidati dai grillini, difesa ed infrastrutture.
Ma quello tra i due principali partiti, in realtà è un sospetto reciproco: politicamente, emerge prepotentemente il fatto di come nessuno si fidi dell’altro. Anche perché Salvini avrebbe preteso l’inserimento della parte riguardante le nuove competenze in capo al suo ministero, proprio perché teme da parte grillina la volontà di un ridimensionamento della politica sui porti chiusi.
Non a caso, a chi gli chiede delle polemiche di Di Maio sul decreto, il leader leghista risponde: “Spero che non ci siano nostalgici dei porti aperti in Parlamento ed al governo. Perché i porti con me rimangono chiusi”. Poi Salvini non sembra dare molto adito alle critiche di natura tecnica al decreto, avanzate nelle scorse ore da fonti della difesa e dei militari: “Per me il decreto sicurezza andrà in Consiglio dei ministri per l' approvazione la settimana prossima”.
Anche perché, sottolineano ambienti della Lega, la linea sarebbe condivisa con il capo dell’esecutivo a seguito di un incontro tra lo stesso Salvini, il premier Giuseppe Conte ed il ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi. Un confronto tra i tre da cui emergerebbe anche la richiesta di avanzare nuovi dialoghi bilaterali con altri paesi africani per facilitare i rimpatri.
Ma se comunque nel governo emergono fratture e divisioni tra i due leader principali e sospetti reciproci tra i due partiti di maggioranza, di certo sul decreto sicurezza bis non mancano critiche a livello internazionale e soprattutto dalle Ong. Queste ultime sarebbero le più colpite dalla norma che Salvini si appresta a presentare in consiglio dei ministri, soprattutto perché essa prevede multe salate per chi soccorre imbarcazioni di migranti.
Un passaggio che nasce dal principio sostenuto dal leader leghista secondo cui, di fatto, un’attività del genere non sarebbe umanitaria bensì di favoreggiamento all’ingresso illegale nel territorio italiano. Nel decreto in particolare si parla di una multa che va dai 3.500 ai 5.500 Euro per ogni straniero portato nel nostro paese.
Facendo una media dei salvataggi rivendicati negli ultimi anni dalle più importanti Ong impegnate nel Mediterraneo, si parla di multe complessive dal valore di svariati milioni di Euro: Medici Senza Frontiere ad esempio, pagherebbe 440 milioni di Euro per gli ottantamila migranti raccolti in mare negli ultimi tre anni. Mediterranea Saving Humans, l’ultima in ordine di tempo al centro delle attenzioni per via del sequestro della propria nave, la Mare Jonio, nel 2019 ha già portato nei nostri porti 200 migranti e pagherebbe dunque oltre un milione di Euro solo per questi primi mesi. Cifre fuori budget, che stroncherebbero definitivamente le attività delle Ong.
Per questo per adesso su Twitter specialmente i responsabili delle
organizzazioni non governative criticano aspramente il decreto, tanto nel merito quanto sotto il profilo meramente politico. Un braccio di ferro che, ipotizza qualcuno sui social, potrebbe sfociare anche in ricorsi e controricorsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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