Sorpresa: slitta il ritorno in Borsa del Monte dei Paschi atteso per lunedì 23. Il via libera di Consob al prospetto informativo sul rientro agli scambi in Piazza Affari doveva arrivare ieri sera. Lo avevano confermato al Giornale fonti vicine alla Commissione dando per altamente probabile il semaforo verde in modo da pubblicare nella giornata di oggi il documento con tutti i dettagli dell'operazione.
Le integrazioni chieste nei giorni scorsi alla banca erano arrivate e tutto sembrava pronto per il grande rientro del «Monte di Stato». Ieri pomeriggio però l'organo di vigilanza ha fatto sapere che «la valutazione è ancora in corso». Il nulla osta potrebbe arrivare, quindi, nella seconda metà della prossima settimana facendo così rinviare la quotazione alla settimana successiva ovvero a partire dal 30 ottobre. Automaticamente verrebbero posticipati anche il ristoro per gli ex obbligazionisti subordinati e anche l'assemblea che dovrà approvare il nuovo statuto e il nuovo governo societario.
Il titolo Mps è sospeso dal 22 dicembre scorso quando, per evitare il fallimento, Siena chiese l'intervento dello Stato con la ricapitalizzazione precauzionale, la procedura che ha stravolto l'azionariato, determinando il controllo del Tesoro sulla banca. Riportare sul listino milanese un istituto completamente diverso da quello di dieci mesi fa richiede un prospetto corposo, una mole di dettagli complicata da raccogliere e gestire per informare correttamente il mercato - ovvero gli investitori - che poi dovrà dare un valore alle azioni. Le stime scommettono su 4,3 euro per azione per una capitalizzazione di quasi 5 miliardi (distante dai 15 euro dell'ultima seduta di dicembre nonchè dai 6,49 euro pagati dal Tesoro). La sospensione era stata decisa dalla Consob «fino a quando - aveva allora spiegato la Commissione - non sarà ripristinato un corretto quadro informativo sui titoli». Quadro che sembrava ormai chiarito con il via libera della Commissione Ue e dalla Bce al salvataggio statale ma anche con il piano industriale messo a punto dall'ad Marco Morelli, sotto la supervisione della Ue, e la cessione dei 27 miliardi di crediti deteriorati.
Quale tassello manca ancora per completare il quadro? Più che il dettaglio mancante sarebbe quello che si è aggiunto allo sfondo ad aver convinto il Tesoro a premere il tasto «pausa». La guerra scatenata da Renzi contro Gentiloni e Mattarella sulla riconferma di Ignazio Visco in Bankitalia non giova alla credibilità del Paese presso gli investitori, peraltro già precaria. Al rientro in Borsa questo lunedì il Montepaschi - diventato anche all'estero il simbolo di quante macerie possono lasciare i grovigli fra finanza e politica - sarebbe potuto crollare. Meglio prendere tempo e tornare sul mercato quando sarà trovata la quadra sul vertice di via Nazionale e anche la Bce sarà rassicurata dall'annuncio della nomina del governatore. Anche perché quello del Monte sarà in ogni caso un ritorno «ad alta volatilità», molti ex obbligazionisti potrebbero scaricare le azioni e i fondi speculativi far ballare il titolo. Senza dimenticare che la fiducia del mercato va conquistata anche con i fondamentali, ovvero con i conti.
Proprio ieri gli analisti di Banca Imi hanno fatto due calcoli su
quelli che potrebbero essere i risultati trimestrali della banca attesi per il 27 ottobre. Le stime sono per una perdita di 177 milioni al 30 settembre che si vanno a confrontare con un rosso di 1,15 miliardi di un anno fa.
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