Era stato rapito e catturato dai separatisti il 29 aprile nell'area di Zaporizhzhia e da allora era detenuto in una prigione del Donbass. Il volontario umanitario britannico Paul Urey è morto il 10 luglio nel Donetsk, anche se la notizia è stata data solo ieri dai separatisti su Telegram, che attribuiscono il decesso alle malattie croniche di cui soffriva e allo stress. L'uomo, ha fatto sapere il difensore civico dell'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Darya Morozova, sarebbe stato anche depresso per l'indifferenza mostrata da Londra per la sua sorte.
In questi mesi si sono ripetuti gli appelli della famiglia per la sua liberazione. La notizia della sua morte ha scatenato la rabbia e il dolore della madre, Linda Urey, che si è detta «devastata» e ha descritto i separatisti come «assassini». «Vi ho detto che era un uomo molto malato, vi ho detto che era diabetico, vi ho implorato di ridarmi mio figlio. Perché l'avete lasciato morire? Voglio risposte. Perché non l'avete rilasciato?», ha scritto la donna su Facebook. Le autorità di Donetsk hanno escluso ogni responsabilità affermando che «nonostante la gravità del presunto crimine, a Urey è stata fornita un'adeguata assistenza medica», precisando che già durante la prima visita medica gli era stata diagnosticata una serie di malattie croniche, tra cui «il diabete insulino-dipendente, danni al sistema respiratorio, ai reni e una serie di malattie del sistema cardiovascolare». Per Natalia Nikonorova, «ministra» degli esteri della autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, il volontario è morto per «insufficienza coronarica complicata da edema polmonare e gonfiore cerebrale».
Ma il governo britannico non si è accontentato dello scarno bollettino medico fornito dai separatisti e ha annunciato la convocazione urgente al Foreign Office dell'ambasciatore russo a Londra, Andrei Kelin. La ministra degli Esteri, Liz Truss, una dei candidati alla successione di Boris Johnson, di è detta «sgomenta», avvertendo che Mosca dovrà «sostenere la responsabilità» rispetto al destino del 45enne.
Urey era stato fatto prigioniero insieme a un altro civile inglese, Dylan Healy, che lavorava insieme a lui per una ong che si occupa di evacuazioni di civili in guerra. Ma i separatisti li hanno sempre considerati «mercenari», nonostante non avessero contatti con l'esercito ucraino né con altri combattenti.
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