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Nadef, tante riforme ma pochi fondi

Il Pil in crescita a +6% non finanzierà maggiori spese. Attendismo su fisco e pensioni

Nadef, tante riforme ma pochi fondi

La settimana che inizia oggi porterà il governo al varo della Nota di aggiornamento del Def (Nadef) che dovrà essere pubblicata e inviata a Bruxelles entro lunedì prossimo. Il quadro macroeconomico programmatico è noto nei suoi elementi principali: il Pil quest'anno dovrebbe registrare una crescita del 6% e questo consentirà sia di ridurre il rapporto con il deficit attorno al 10% che quello con il debito attorno ai valori dell'anno scorso (155,8%).

Il dibattito politico si è però già spostato su altri argomenti, rendendo ancor più impervio il compito del premier Mario Draghi e del ministro dell'Economia, Daniele Franco. Il fronte sinistro della maggioranza, abbandonata temporaneamente la corsa alla riforma universale degli ammortizzatori sociali, si è buttata sul fronte fiscale chiedendo un'accelerazione su rimodulazione Irpef e taglio del cuneo anche rivedendo gli estimi catastali come fonte di finanziamento.

Si tratta di sortite che vanno oltre il sentiero indicato da Palazzo Chigi e da Via XX Settembre. Il ministro Franco in tempi non sospetti aveva specificato che non ci saranno grandi tesoretti da sfruttare perché gli obiettivi «dei prossimi anni» devono restare la «riduzione di deficit e debito». Una chiara testimonianza di questo intendimento è il decreto «taglia-bollette» in via di preparazione: il finanziamento, che dovrebbe valere almeno 3,5 miliardi, sarà in minima parte garantito dalle aste Ets per le emissioni di CO2 (750 milioni) e per il resto dai risparmi sulle spese per l'emergenza Covid. Non si farà maggiore disavanzo di quanto già sia stato previsto.

Tanto più se si conta che il Paramento (e dunque la maggioranza) ha già impegnato il governo a un'altra misura di importo non trascurabile: il rinvio delle cartelle esattoriali fino alla fine dell'anno dovrebbe impattare per circa 4 miliardi sulle casse dello Stato. Dunque, il ragionamento sulle altre politiche economiche dovrebbe essere incentrato sui massimi sistemi più che sulla reale effettività.

E questo potrebbe rappresentare un problema anche per una parte del centrodestra di governo. Ancora ieri Matteo Salvini nei suoi comizi ripeteva che «vogliamo confermare Quota 100 e se Pd e M5s vogliono tornare alla legge Fornero, la Lega farà le barricate dentro e fuori dal Parlamento». Non sono dichiarazioni trascurabili ma, per quanto utilizzata meno delle attese, Quota 100 ha comportato una spesa media annua di circa 4,7 miliardi di euro, attirando all'Italia le critiche di Ocse, Fmi e Ue. Anche individuare forme di pensionamento di anzianità anticipato con «Quota 41» avrebbe costi non sostenibili (4,3 miliardi nel solo 2022). Di qui l'ipotesi di un rafforzamento di Ape social e di Opzione donna.

Identico discorso per il ddl delega di riforma fiscale. Oltre la cancellazione dell'Irap e l'eliminazione delle microtasse non si dovrebbe andare.

Ecco perché l'ipotesi in campo è che l'esecutivo vari inizialmente una riforma light, rinviando gli aspetti finanziari a tempi migliori.

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