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Giggino si traveste da Mélenchon: l'ultima farsa di De Magistris

L'ex sindaco napoletano si candida a essere l'emulo del leader francese. L'ennesimoi tentativo dopo una serie di esperienze non proprio di successo

Giggino si traveste da Mélenchon: l'ultima farsa di De Magistris

Dopo il Movimento arancione, scoloritosi in pochi mesi, e la sconfitta alle Regionali in Calabria, Luigi de Magistris ci riprova. Come? Imitando il progetto di Jean-Luc Mélenchon. Nonostante gli esperti mettano in guardia: in Italia non è possibile fare la stessa cosa. Appurato il naufragio dei precedenti esperimenti, insomma, l’ex pm e mancato consigliere regionale in Calabria trova un nuovo idolo: il leader della sinistra radicale francese, reduce da un ottimo 22 per cento conseguito al primo turno delle Presidenziali. Senza colpo ferire, ha cercato di accreditarsi come l’interlocutore del fondatore di France Insoumise, seppure spiegando di non voler riproporre lo stesso modello. “Non mi piace paragoni con luoghi e storie che hanno le loro peculiarità”, ha minimizzato nell’intervista a Il Manifesto in cui ha comunque lanciato la sua nuova idea.

E del resto non è la prima volta che l’ex magistrato immagina un futuro da leader per se stesso: ha una lunga carriera di tentativi, archiviati senza entrare nella storia come trionfi. Sempre a un altro giornale di sinistra, in quel caso L’Espresso, diceva di voler ambire a diventare il presidente della Regione Campania e poi fiondarsi verso Palazzo Chigi. Sogni di gloria appartenenti al 2018, quando al governo c’erano ancora i gialloverdi. E lui accarezzava il sogno di diventare addirittura premier. Ha dovuto accontentarsi di fare oppoisizione in un'altra Regione, la Calabria. Il tempo è dunque passato, ma l’ambizione di essere a capo di una sinistra radicale è sempre viva. Oggi è formalmente presidente di DemA, che non sta per la sigla del suo cognome. Almeno ufficialmente. Perché il significato sarebbe per Democrazia e Autonomia. Un movimento che però non è particolarmente presente nei radar nazionali.

Arancione scolorito e il dialogo con Pap

Ma quali sono gli altri precedenti del neo-Mélenchon italico? Nel 2009 andò a braccetto con l’ex collega, Antonio Di Pietro, candidandosi alle Europee con la lista dell’Italia dei valori e ottenendo l’elezione nell’Europarlamento oggettivamente con risultato eccezionale. Ma nel suo passaggio a Strasburgo non ha lasciato tracce memorabili, se non l’accusa di assenteismo che il diretto interessato ha sempre respinto con sdegno, sostenendo che i dati fossero falsi. Tuttavia, era chiaro che la vita da europarlamentare non lo esaltasse: nel 2011 ha deciso di candidarsi come sindaco di Napoli, ottenendo due vittorie. E anche un bel record: quello del cambio di assessori. Alla fine del mandato il bilancio è stato di 40 esautorazioni tra assessori e vice. Talvolta anche di fedelissimi finiti nella lista nera. Ma in mezzo c’è dell’altro, come la creazione del Movimento arancione, nel 2012, sorto proprio sull’onda della prima elezione a primo cittadino napoletano e sull’entusiasmo dei referendum, come quello sul nucleare e sull’acqua pubblica.

Già allora de Magistris immaginava un futuro radioso politico. Solo che nel 2013 scelse di schierarsi con un altro ex collega, Antonio Ingroia, per il progetto garibaldino di Rivoluzione civile. E la realtà fu un calice amaro. Nei fatti le urne furono il de profundis alle ambizioni di Ingroia, ma anche a quello degli arancioni, finiti nel dimenticatoio di lì a poco. Così, navigando alla guida dell’amministrazione di Napoli, de Magistris ha cercato di forgiare una nuova creatura. E nel 2015 nasce l’associazioneDemA con lo scopo di “ripartire dalle persone”. Il progetto diventa un partito, senza però mai imporsi davvero. Se non come lista civica di de Magistrisi. Così, nel 2018, l'ex magistrato si tiene alla larga dal sostegno ad altre liste: c’è una certa simpatia con Potere al popolo, ma nessuna presa di posizione decisa. E adesso con i compagni di Pap il discorso è stato ripreso.

Sono tra gli interlocutori della tentazione melenchoniana.

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