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La sinistra radicale gioisce per Mélenchon. "Ma in Italia è impossibile"

Il risultato del leader di La France Insoumise ha galvanizzato la sinistra radicale italiana. Ma gli esperti spengono gli entusiasmi: "Qua non c'è un leader né un progetto"

La sinistra radicale gioisce per Mélenchon. "Ma in Italia è impossibile"

In Italia si gongola per l’avanzata della sinistra radicale in Francia, con il buon risultato di Jean-Luc Mélenchon. Ma il suo 22 per cento per la gauche nostrana resta un miraggio. Non si scorge all’orizzonte un progetto capace nemmeno di avvicinarsi a quel risultato. “Al momento in Italia non ci sono le condizioni per un campo della sinistra progressista, a sinistra del Pd. Manca la leadership”, dice a IlGiornale.it Lorenzo Pregliasco, direttore di YouTrend e docente all’Università di Bologna.

Una visione simile a quella di Federico Benini, presidente dell’istituto Winpoll. “Per realizzare lo stesso risultato di Mélenchon servirebbe un leader e una proposta politica che possa fare breccia nell’elettorato. L’esempio del Portogallo è chiaro: la sinistra ha successo perché c'è un leader politico riconoscibile e un messaggio facilmente comprensibile”. In Italia al momento non si vede niente di tutto ciò.

Sinistra senza leader

"Mélenchon - aggiunge Pregliasco - è un tribuno molto efficace, un abile comunicatore, quindi un leader che ha saputo personalizzare ed è riuscito ad aggregare e raccogliere un consenso ampio, andando dalla sinistra radicale più classica alla capacità di beneficiare del voto utile". Gli elettori di sinistra, sia ecologisti che socialisti, hanno preferito lui agli altri candidati, spingendolo più in alto rispetto ai sondaggi pre-elettorali. In Italia sarebbe anche difficile comprendere come orientarsi sul voto utile. I partiti spuntano come funghi: si va da Articolo Uno, guidato da Roberto Speranza, al Partito comunista di Marco Rizzo, passando per altri soggetti come Rifondazione comunista di Maurizio Acerbo, tornato in Parlamento grazie alla cooptazione di alcune ex grilline, e Sinistra italiana di Nicola Fratoianni. Senza ovviamente considerare il Pd e tutte le altre sigle.

Proprio Fratoianni è stato tra quelli che ha manifestato grande gioia per il risultato di Mélenchon che, secondo la sua analisi, “segnala la presenza di uno spazio politico ed elettorale per una sinistra capace di mettere al centro la lotta alle disuguaglianze, al disagio sociale, alla povertà e ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato. “Tutto quel che resta della sinistra, tra Rifondazione, Potere al popolo e i comunisti di Rizzo è in una fase di diaspora”, conferma Alessio Postiglione, politologo, autore del saggio internazionale “The leftist rhetoric of the right wing propaganda”, contenuto in L'extrême droite en Europe, a cura di Jérome Jamin, Bruylant. Ma non è solo una questione di frammentazione, anche di contenuti.

Elettori smarriti

“Il motivo della crisi della sinistra - prosegue Postiglione - è che è diventata post materialista, come ha evidenziato Ronald Inglehart”. In che senso? “È una sinistra che ha rinunciato alla dimensione socio-economica lasciando spazio all'impegno sui diritti civili. Insomma, ha perso il voto dei Cipputi, degli operai. Per semplificare: parla alla borghesia, ai residenti delle ztl e non più ai maschi che dicono parolacce bevendo birra al pub”. Mélenchon, nuovo eroe della sinistra radicale italiana, ha invece saputo ottenere un supporto trasversale. Pregliasco sottolinea: “Il leader de La France insoumise ha saputo parlare anche alle periferie dei grandi centri urbani. Ha preso un voto periferico, facendo poi molta presa sul voto giovanile, contendendo infine gli elettori a Macron nei grandi centri centri urbani”. Un sogno per gli comunisti o progressisti vari italiani.

“La colpa non è nel singolo partito - ragiona ancora Postiglione - e non può essere solo responsabilità di un singolo leader. C’è un cambiamento culturale in cui la sinistra ha perso la sua constituency politica. Oggi gli elettori delle periferie votano a destra”. Eppure Benini non esclude un cambiamento in futuro. “In un contesto di volatilità tutto è sempre possibile, lo spazio politico è disponibile nella misura in cui emerge una figura carismatica in un determinato momento. Occorre, però, un messaggio chiaro, con delle promesse precise, capace di conquistare quel 20 per cento di elettori che si spostano con molta facilità, senza seguire le ideologie”. Solo che, nonostante l’ottimismo, “in Italia al momento non c’è una figura del genere”.

E si torna al punto di partenza: gioire per Mélenchon nella consapevolezza della propria difficoltà.

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