Cronache

Napoli, i dirigenti della Asl inguaiano l'uomo di De Luca

Inchiesta sugli ospedali Covid. Da chiarire il ruolo del consigliere regionale con i fornitori

Napoli, i dirigenti della Asl inguaiano l'uomo di De Luca

Lo spettacolo è finito. Il teatrino messo in scena dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, durante tutto il periodo della pandemia, chiude il sipario. Proprio lui, che prendeva in giro la sanità lombarda, definendo mediocri gli ospedali del Nord, è caduto nella sua stessa trappola.

Quattro fedelissimi di De Luca sono indagati per concorso in turbativa d'asta e frode in pubbliche forniture nell'ambito di in un'inchiesta della procura di Napoli sulla realizzazione degli ospedali Covid a Napoli, Salerno e Caserta, prefabbricati di 72 posti di terapia intensiva, dei quali lo Sceriffo Pulcinella aveva fatto ampio sfoggio sui social. Ma adesso, sulla gara d'appalto da 18 milioni di euro aggiudicata dalla centrale regionale per gli acquisti, SoReSa, con la procedura d'urgenza, alla società padovana Med («Manufactoring engineering & development srl»), si addensano nubi di tempesta.

Perquisizioni, sequestri di computer, tablet e cellulari sono stati ordinati dagli inquirenti nei confronti del manager dell'Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva, del consigliere Pd regionale e vicino a De Luca, Luca Cascone (ex assessore nella giunta De Luca a Salerno), di Corrado Cuccurullo, presidente della SoReSa e dell'ingegner Roberta Santaniello, componente dell'Unità di crisi regionale e del gabinetto della giunta per la Protezione Civile. Cinque anni fa, Santaniello all'epoca presidente provinciale del Pd di Avellino, tentò la scalata in Regione, fallendo: ma nel 2016 De Luca la portò nel suo staff. Attualmente è anche vicepresidente regionale del Pd e da febbraio scorso è componente della direzione nazionale.

Occhi puntati, in particolare, su Cascone, che avrebbe messo in contatto la SoReSa con i fornitori di mascherine, ventilatori polmonari e altro materiale, agendo in qualità di rappresentante della SoReSa pur non avendone titolo e come «uomo chiave» nella gestione delle gare d'appalto. A fare il nome del consigliere regionale, quale referente per gli appalti, gli stessi dirigenti della Asl Napoli 1, che mandavano gli imprenditori sanitari a parlare con «l'uomo di De Luca». Tutti, ovviamente, si dicono amareggiati ma «sereni» e di aver piena fiducia nella magistratura, sapendo di aver agito «in maniera trasparente».

E naturalmente la politica si scatena. «Ecco l'ennesimo scandalo che qualcuno vuole nascondere in vista delle elezioni», dichiara il questore della Camera e membro di Fratelli d'Italia Edmondo Cirielli. «È stata smascherata la grande truffa politica di De Luca. Questi episodi si verificano quando si decide di non investire nel merito ma si sistemano manager in base alla loro fedeltà», dice il candidato di centrodestra alla presidenza della Regione Campania, Stefano Caldoro. La candidata M5s, Valeria Ciarambino, punta, invece, sullo strano silenzio di De Luca «che sa di complicità a un sistema di potere che se ne frega delle regole. Com'è possibile che non sapesse nulla?». Il deputato della Lega, Gianluca Cantalamessa, presenta un'interrogazione al ministro dell'Interno: «Eccolo il modello di legalità, trasparenza ed efficienza di De Luca». «De Luca, che è solito esternare sull'universo mondo, quando dovrebbe parlare, tace», commenta il senatore Antonio Iannone, commissario regionale di Fratelli d'Italia in Campania.

«Facile fare video cult parlando di lanciafiamme e cinghialoni, più complicato giustificare determinate scelte», afferma Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera.

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