Napoli, in manette tutta la baby gang Il questore: «Ma nessuno ci ha aiutati»

Gli aguzzini inchiodati dalle telecamere. Tra loro un 13enne non imputabile

Simone Di Meo

Napoli In dieci contro uno. In dieci contro il povero Gaetano. Calci, pugni, schiaffi e la ferocia di un pestaggio senza un perché. Otto componenti della baby gang, che il 12 gennaio scorso picchiò a sangue, fino a fargli perdere la milza, il quindicenne davanti alla stazione Metro di Chiaiano, sono stati identificati e fermati. Ora sono rinchiusi in altrettante comunità minorili disseminate in Campania. Un nono è stato affidato in custodia ai genitori. Ci sarebbe anche un decimo complice, ma ha 13 anni e non è imputabile.

Il più grande del «commando», quello che avrebbe iniziato a provocare la vittima per ottenerne una reazione, ne ha invece 17. Sei frequentano la scuola, con scarsi risultati e tutti vivono a Scampia, il quartiere dei narcotrafficanti della camorra. I bulli non hanno perso l'aria spavalda dei delinquenti incalliti nemmeno quando si sono ritrovati davanti ai giudici. «Alcuni hanno avuto atteggiamenti non molto rispettosi nei confronti degli inquirenti, durante gli interrogatori», ha commentato il dirigente del commissariato Scampia, Bruno Mandato.

I nove indagati sono accusati di lesioni gravissime. Fondamentali sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza posizionate all'ingresso della fermata che hanno consentito di risalire all'identità dei baby criminali, che si sono traditi per i commenti troppo espliciti postati su Facebook. Il social network è diventato, infatti, un formidabile alleato investigativo per quanto riguarda i reati commessi dai minori. Non determinante, però, per garantire sempre e comunque la risoluzione di casi del genere.

«Serve collaborazione, abbiamo chiara la dimensione dei branchi, ma abbiamo bisogno di avere delle indicazioni per ottimizzare le indagini ha denunciato il questore, Antonio De Iesu Serve l'aiuto di chi ha visto, video, immagini, che tratteremo con riservatezza, grazie alle quali avere punti di partenza». De Iesu ha stigmatizzato anche il tipo di contributo offerto dalla società in queste settimane. «Le fiaccolate, i cortei, le manifestazioni di sostegno sono importanti ma non sono sufficienti ha aggiunto Apprezzerei che le migliaia di giovani che hanno partecipato a questi eventi diventassero sentinelle del nostro territorio e che diffondessero la cultura della collaborazione». «Infatti - continua De Iesu - ci sono milioni di cellulari, se ci arrivassero video che immortalano scene cruente, avremmo più spazio per continuare le indagini».

Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe lancia invece un appello. «Tutti coloro che sono istituzionalmente impegnati a fornire un'educazione ai giovani devono impegnarsi veramente perché - ha affermato - il fenomeno della violenza giovanile è esploso ma potrebbe non arrestarsi qualora preventivamente non riuscissimo a mettere in campo tutte le misure per evitare simili episodi». L'identificazione della baby gang è «una iniezione di fiducia» per Maria Luisa Iavarone, mamma di Arturo, 17 anni accoltellato, senza motivo, in Via Foria, il 18 dicembre.

«Arturo - ha spiegato - sta avendo giornate complicate anche perché siamo in attesa dell'incidente probatorio che tra qualche giorno lo vedrà di nuovo protagonista di una fase molto difficile». Per quell'aggressione sono indagati tre minorenni, uno dei quali proprio su Facebook aveva pubblicato una sua foto con una pistola in pugno

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