Da Napoli a Milano, sindaci in rivolta. E Salvini mette in forse il salva-Roma

Il «capitano» frena l'aiuto alla Raggi e rilancia sull'autonomia

Da Napoli a Milano, sindaci in rivolta. E Salvini mette in forse il salva-Roma

Roma - Il salva-Roma è già nero su bianco in un decreto avallato da tutto il governo, ma neanche il tempo che si asciughi l'inchiostro e già il provvedimento torna in discussione. La manovra finanziaria spinta dal vice ministro dell'Economia Laura Castelli per correre in soccorso della disastrosa amministrazione grillina della capitale, ha provocato una valanga di proteste e parecchi mal di pancia anche nella Lega, cui Salvini sembra pronto a dare ascolto. Soprattutto perché espone il partito alla più classica delle accuse di «tradimento del Nord», e anche se i tempi di «Roma ladrona» ufficialmente sono archiviati, certamente non fa piacere diventare bersagli di critiche «nordiste» anche da parte della giunta di Milano.

L'assessore Roberto Tasca ha definito «indecente» la decisione del governo di accollare alle casse statali parte dei 12 miliardi di debito storico della città. E vale a poco l'osservazione che il debito è stato accumulato da precedenti gestioni del Campidoglio. È evidente, dice lo stesso Tasca, che «se non salvano così la sindaca Raggi, non la tirano fuori nemmeno con i pompieri». E aggiunge una stoccata al Carroccio: «Allora sono più leghista io». Ne approfitta anche Matteo Renzi per pizzicare Zaia: «Voleva l'autonomia e ha fatto il Salva Roma».

La polemica, tra l'altro, non si limita all'area più ricca del Paese. Da una parte ci sono Comuni virtuosi come alcuni del Cilento che suonano la stessa campana di Milano. Dall'altro, restando in Campania, ci sono quelli perennemente sull'orlo del crac finanziario che invocano pari trattamento: « Il salva-Roma -arringa a modo suo il sindaco del capoluogo partenopeo Luigi De Magistris- non passerà così com'è, altrimenti dovranno passare anche su uno sciopero della città di Napoli contro il Governo nazionale». Il leader di Dema accusa il governo di fare figli e figliastri: «Si va a beneficiare chi è stato già privilegiato, e davanti all'incapacità di chi ha amministrato Roma di trarre beneficio dal precedente salva Roma, se ne deve fare un altro».

Un facile tiro al bersaglio. Che pare aver fatto centro, tanto da spingere la Raggi a schierarsi da scudo umano davanti al provvedimento: «Nessun euro del debito di Roma verrà posto a carico degli italiani -dice la sindaca- semplicemente lo Stato rinegozierà i mutui». Ma Salvini già frena: «Non pagheremo i debiti di altri a differenza dei governi precedenti». Si prepara dunque il nuovo scontro.

E il «capitano» indica già la leva che schiaccerà per ridiscutere la partita: «L'autonomia servirà a risolvere questa mancanza di responsabiltà». Roma e le autonomie al Nord ora sono insieme sui due piatti della bilancia.

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