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Napolitano, partigiano di Renzi: "Basta guerra sul referendum"

L'ex capo dello Stato in campo per il "sì" al referendum: "È tempo di uscire da questo assurdo stato di belligeranza". Insorgono le opposizioni. Forza Italia: "Imbarazzante, è l'ennesimo spot pro Renzi"

Napolitano, partigiano di Renzi: "Basta guerra sul referendum"

"Con quello che succede nel mondo e quello che ha sulle spalle l'Italia, è davvero surreale l'infuriare di una guerra sul referendum costituzionale". Ancora una volta Giorgio Napolitano scende in campo per Matteo Renzi. Proprio quando i sondaggi segnano la volata del fronte del "no" al referendum sulle riforme costituzionali, l'ex presidente della Repubblica fornisce un assist senza precedenti al premier. Una invasione di campo che infastidisce le opposizioni e non fa altro che esasperare lo scontro politico.

"Credo si comprenda che mettere (alla cieca) a rischio la continuità e l'azione del governo oggi esponga il Paese a serie incognite in termini di convulsione politica e istituzionale. La riforma non è né di Renzi nP di Napolitano, ma è quella su cui la maggioranza del Parlamento ha trovato l'intesa". In una lunga intervista a Repubblica, Napolitano parla di una sua "inquietudine profonda nel vedere così distruttivamente divisa la politica italiana, così poco presente il senso di responsabilità di fronte a problemi che gravano di molte incognite il futuro del Paese e delle sue giovani generazioni. Non vedo abbastanza respiro, capacità di elevarsi al di là di tante dispute estremizzate e di ritrovarsi in alcune grandi esigenze di impegno comune, come quella a cui ci ha richiamato tragicamente il recente terremoto". Nella chiacchierata con il direttore Mario Calabresi, l'ex Capo dello Stato lamenta anche le "smemoratezze" di politici e studiosi che "sembrano aver dimenticato tutto il lungo iter di riflessioni e di vani tentativi di rivedere la seconda parte della Costituzione".

Nell'intervista a Repubblica, Napolitano forza la mano. Non è certo la prima volta che lo fa. Dopo aver imposto le dimissioni a Silvio Berlusconi, sfruttando il sostegno di Angela Merkel e dei poteri forti di Bruxelles, cerca di portare a termine l'assalto all'impianto democratico del nostro Paese. "Oggi non si tratta solo di recuperare un abnorme ritardo ma di vedere come è ridotto il nostro quadro istituzionale per non averlo riformato prima - dice - questa riforma ne può consentire il superamento, e rappresenta oggi, specie per questo, una priorità e un'urgenza". Sulla legge elettorale, invece, invita il governo a "promuovere una ricognizione tra le forze parlamentari per capire quale possa essere il terreno di incontro per apportare modifiche alla legge elettorale".

L'intervento di Napolitano non ha certo fatto piacere alle opposizioni. Per il senatore di Forza Italia Lucio Malan, "trasuda di partigianeria nei confronti della riforma costituzionale, del referendum e dello stesso Renzi". Renato Brunetta, poi, rifiuta categoricamente un nuovo dibattito sulla legge elettorale durante la campagna referendaria. "Mai seduti al tavolo con Renzi che dà le carte - ha tuonato il presidente dei senatori azzurri - mai con uno sfiduciato dalla Consulta, mai con un baro. Prima il referendum e poi saranno le Camere a decidere".

Durissima anche Daniela Santanchè che definisce l'ex capo dello Stato "imbarazzante e inqualificabile".

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