I Cinque stelle ce l'hanno proprio con il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, colui che fu scelto, in quanto più moderato di Paolo Savona, per ricoprire il ruolo per cui si rischiò di avere un governo tecnico. Insomma, i pentastellati continuano a puntare il dito contro «l'uomo di Mattarella». In un concitato vertice notturno a Palazzo Chigi, assenti i leghisti, i grillini hanno imposto nuovi paletti all'azione del ministro. Secondo le fonti pentastellate, Tria avrebbe voluto mantenere sotto il suo controllo una cabina di regia sugli investimenti in grandi opere, sottraendola al ministero delle Infrastrutture di Toninelli. Con l'appoggio di Conte, l'M5s ha invece imposto la creazione di una struttura apposita, Investitalia, che, alle dipendenze di Palazzo Chigi, coordinerà tutte le politiche di investimento dei ministeri e, per le grandi opere, si servirà di una nuova struttura tecnica, la «Centrale per la progettazione». Per le due strutture sono previsti fondi e assunzioni.
L'arma usata contro Tria sono i veleni contro Roberto Garofoli, il tecnico del Mef che avrebbe legami con la Croce Rossa e che ora è accusato di aver favorito scambi tra la stessa associazione e il ministero.
La polemica è scaturita dopo un articolo, uscito sul Fatto quotidiano, che riporta che ci sarebbe una voce di spesa inserita nel dl Fisco che prevede uno stanziamento maggiorato per la Croce Rossa italiana. Adesso i pentastellati chiedono le dimissioni del tecnico del Mef. Francesco Silvestri, del Movimento 5 Stelle, ha chiarito: «Ci hanno dato degli incompetenti e dei complottisti, ci hanno detto che non esisteva alcuna manina: il classico atteggiamento della vecchia politica quando deve coprire le proprie magagne e quelle dei suoi amici». E prosegue: «Se davvero fosse così, quei soldi infilati di straforo nel dl fiscale che, ricordiamo, sarebbero stati tolti indebitamente dalle tasche dei cittadini per finanziare un ente in liquidazione, assumerebbero tutto un altro significato». Ci è andato pesante anche l'onorevole Luca Carabetta, vicepresidente della Commissione attività produttive: «A poco a poco - spiega - la verità sta venendo a galla. Si rafforza così l'ipotesi del Movimento 5 Stelle che fu proprio del capo di gabinetto del ministero del Tesoro la manina che intervenne nel dl fiscale. Manina fortunatamente scoperta e bloccata dal premier Conte».
Non la pensa così, invece, il presidente dell'Acri, Giuseppe Guzzetti, per il quale si tratta di giudizi infondati. Ho avuto rapporti continuativi - prosegue - in ragione delle loro funzioni di vigilanza sulle Fondazioni con Alessandro Rivera, nominato di recente direttore generale del Ministero dell'Economia e delle Finanze, e col professor Roberto Garofoli».
Una guerra vera e propria, quella che si sta consumando tra il Mef e il Movimento 5 Stelle,
pronto a sparare a man bassa contro un ministro (e i suoi uomini) dello stesso governo di cui anche i pentastellati fanno parte. Uno scontro che, questo è certo, continuerà a riservarne delle belle anche nei prossimi giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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