È iniziata la manfrina dei «tavoli di discussione» tra Pd e Cinque Stelle per formare il nuovo governo. Pensano di poterci convincere che non solo è possibile trovare un accordo tra due visioni del mondo profondamente diverse, ma che è possibile farlo in 72 ore, tante ne ha concesse loro Mattarella per venire a un dunque.
Non fidatevi delle finte liti e delle dotte discussioni che riempiono le comparsate televisive. I «governi del popolo» in cuor loro pensano che il popolo sia idiota e si beva la qualunque. In realtà stanno discutendo sì, Cinque Stelle e Pd, ma solo di poltrone, strapuntini e sgabelli. Tutto il resto è contorno, anche e soprattutto perché questo non è un governo che nasce per «fare» qualche cosa, ma soltanto per «impedire» due cose: a Matteo Salvini di governare, agli italiani di votare. Il resto - se si partirà con l’avventura giallorossa - sarà tutto grasso che cola, come dimostra l’agenda degli accordi «irrinunciabili» che vede al primo punto il taglio dei parlamentari.
Noi siamo contenti, come la maggioranza degli italiani, che il Parlamento smagrisca, ma non consideriamo la cosa un’emergenza nazionale. Un governo nascente dovrebbe avere al primo «irrinunciabile» punto sì un taglio, ma non dei parlamentari bensì delle tasse; al secondo quello della burocrazia, al terzo della disoccupazione, a seguire misure per impresa, famiglie e lavoratori e infine, certamente, i costi della politica. La demagogia moralista è lo specchietto per le allodole del cacciatore incapace ed è un film che abbiamo già visto. Il governo uscente come primo atto tagliò i vitalizi degli ex parlamentari, bella cosa che non ha impedito l’arrivo della recessione, l’aumento della pressione fiscale e della disoccupazione.
Quando una casa prende fuoco servono bravi pompieri, non è il momento di pulire i vetri e rassettare i letti. Ma questi - l’hanno dimostrato nell’ultimo anno e mezzo - non hanno la più pallida idea di come si spenga un incendio, anzi si tengono ben lontani dalle fiamme e semmai le alimentano con mosse sbagliate (come è stato il reddito di cittadinanza per l’economia). Nessuno quindi si faccia illusioni.
Se nascerà, questo governo sarà un «non governo», prigioniero del suo mandato non pro qualcosa ma contro qualcosa, oltre, ovviamente, che della sua sperimentata incapacità, certificata dai fallimenti dei due soci fondatori Renzi e Di Maio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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