Ieri Riga, Lettonia. Oggi e domani Vilnius, Lituania. Una tre giorni estera che consente alla premier Giorgia Meloni di tirarsi fuori dalle fibrillazioni interne che da giorni sono diventate il tema centrale del dibattito politico nazionale. Dallo scontro con la magistratura sulle vicende che coinvolgono la ministra Daniela Santanché e il sottosegretario Andrea Delmastro, fino all'inchiesta sul figlio del presidente del Senato, Ignazio La Russa. Passando - in ultimo - per la polemica che ieri ha coinvolto il ministro dello Sport, Andrea Abodi. Con sullo sfondo una riforma della Giustizia che è ancora all'esame del Quirinale. Ma «di tutto questo» la presidente del Consiglio parlerà solo «dopo il vertice Nato» di Vilnius.
Meloni, insomma, è concentrata sui dossier esteri, primo fra tutti l'ingresso dell'Ucraina nella Nato (su cui Washington ha assunto un approccio piuttosto prudenziale). È di questo che si discuterà oggi e domani nel summit in Lituania, dove la premier è atterrata ieri a tarda sera dopo la visita in Lettonia, la prima di un presidente del Consiglio italiano dopo 25 anni. A Riga Meloni incontra il primo ministro lettone, Krisjanis Karins, per poi far visita - accompagnata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto - al personale italiano schierato nell'ambito della missione Nato alla base militare di Camp Adazi.
Una tappa - idealmente e politicamente - di avvicinamento a Vilnius, visto che la Lettonia non solo confina con la Lituania da una parte e la Russia d'altra, ma è anche una strenua sostenitrice delle ragioni di Kiev. La visita a Riga di ieri, insomma, è una sorta di anticipazione del vertice Nato in programma oggi e domani a Vilnius. Appuntamento nel quale Meloni ribadirà la necessità di accelerare il percorso di integrazione dell'Ucraina nell'Alleanza atlantica e spingerà per un rafforzamento dell'azione nell'area mediterranea. A partire dall'Africa, trascurata da tempo dall'amministrazione americana e unico punto di partenza delle rotte dell'immigrazione clandestina dirette in Italia. Non a caso, durante le dichiarazioni congiunte con Karins, ieri Meloni ha ribadito l'importanza di «ragionare sui movimenti primari invece che discutere di quelli secondari» perché il dossier migrazione «per essere affrontata in maniera unanime» deve essere «gestito dall'origine».
In questo senso Palazzo Chigi auspica un rafforzamento dei partenariati Nato con i Paesi del Mediterraneo allargato, così da favorire sicurezza e stabilità nella zona. Una approccio che potrebbe favorire il contrasto all'immigrazione clandestina che, dicono i numeri forniti dal Viminale, in questo 2023 non sta andando benissimo e, anzi, sta registrando oltre il doppio degli sbarchi rispetto allo stesso periodo del 2022 (a ieri, 71.601 contro i 30.932 dello scorso anno).
Numeri su cui, non a caso, incide pesantemente la crisi politica ed economica che da mesi sta attanagliando la Tunisia, da cui partono - sempre dati del ministero dell'Interno - il 50% dei migranti che poi sbarcano sulle nostre coste.
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