
La Nato fissa condizioni, limiti e paletti sul suo ruolo nella questione Ucraina. Il Consiglio Nord Atlantico, riunitosi ieri pomeriggio nel formato dei capi di Stato maggiore della difesa, ha deciso di sostenere gli sforzi della Coalizione dei Volenterosi, impegnandosi a trovare soluzioni che possano garantire la sicurezza di Kiev nel quadro del processo di pace avviato da Trump. L'Alleanza non sarà però direttamente coinvolta nell'elaborazione dei piani. L'organo politico decisionale della Nato, appellandosi all'articolo 51 della Carta dell'Onu, avrebbe potuto intervenire militarmente a fianco dell'Ucraina, ma solo se tutti i 32 paesi membri l'avessero voluto. Nel summit di ieri Turchia, Ungheria e Slovacchia, com'era prevedibile, si sono messe di traverso. Per il presidente del Comitato Militare della Nato, Giuseppe Cavo Dragone, l'incontro è stato comunque costruttivo, e per quanto riguarda l'Ucraina "abbiamo confermato il nostro sostegno. La priorità rimane una pace giusta, credibile e duratura". L'importante è non sfilacciare la Nato, qualsiasi decisione verrà presa dalle capitali, bisogna fare in modo che le forze dislocate non minino l'efficacia dei piani difensivi alleati. Detto in modo semplice, se qualcuno invierà uomini o mezzi in Ucraina dovrà spiegare al generale Grynkewich come intende "tappare il buco".
Tutto quindi resta nelle mani dei Volenterosi, ma anche in questo caso non mancano spaccature e divergenze. Nelle scorse settimane la Coalizione aveva parlato di schierare fino a 30mila soldati per proteggere i siti ucraini, ma l'iniziativa è stata ridimensionata a causa dell'opposizione di alcuni Paesi europei. Il capo delle forze armate britanniche Tony Radakin ha riferito al suo omologo americano Dan Kaine che il Regno Unito è pronto a inviare truppe per difendere i cieli e i mari dell'Ucraina, ma non soldati in prima linea a contatto con la Russia. Anche la Germania fa un passo indietro: il governo di Berlino ha chiarito che il dibattito sulle garanzie di sicurezza per Kiev non va ridotto all'invio di un contingente. Per il portavoce dell'esecutivo Meyer la questione riguarda soprattutto il rafforzamento della difesa aerea, e più in generale come mettere l'esercito ucraino in condizione di difendersi. Smentite quindi le anticipazioni di Bloomberg, che sosteneva come circa dieci paesi europei, tra cui Regno Unito e Francia, fossero pronti a inviare truppe di terra in Ucraina una volta conclusa la guerra su vasta scala sferrata dalla Russia. Di accertato, almeno fino ad ora, c'è la condivisione di informazioni, la sorveglianza delle frontiere, la consegna di armi e la difesa aerea. Trump, da parte sua, ha affermato che Washington contribuirà a difendere l'Ucraina dopo il conflitto, ma non invierà truppe nel paese.
Sul nulla di fatto che arriva dal Consiglio Nord Atlantico si è espresso il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medveded, che su X ha scritto: "È stato dichiarato esplicitamente, niente truppe Nato come peacekeeper. La Russia non accetterà una simile garanzia di sicurezza".
Medvedev si è poi scagliato contro il presidente francese Macron, definendolo un "gallo gallico senza cervello che non riesce a rinunciare all'idea di inviare truppe in Ucraina". L'inquilino dell'Eliseo ritiene che "solo il sostegno militare offrirà garanzie di sicurezza all'Ucraina e all'Europa".