I primi cento giorni al timone di Ucina-Confindustria Nautica? «Un'esperienza entusiasmante, tante luci e qualche ombra». Le luci? Carla Demaria, presidente di Monte Carlo Yachts (gruppo Bénéteau, cantiere a Monfalcone, 300 dipendenti italiani, fornitori italiani), le mette in fila: coesione tra i soci; nuovo statuto; un Salone Nautico con più espositori; il contributo, non scontato, del ministero dello Sviluppo Economico; rapporti decisamente migliori con il governo centrale. Le ombre? Il rapporto, quasi sempre conflittuale con le istituzioni locali, ma anche con i genovesi; i «dissidenti» che hanno lasciato Ucina.
Presidente, intanto in Regione è cambiato il vento...
«Infatti. Mi sono già arrivati segnali positivi. Ho avuto i primi contatti con il governatore Giovanni Toti. Ha l'approccio giusto e sensibilità nei confronti della nautica, già provata dalla lunga crisi ma, soprattutto, dall'accanimento incomprensibile del governo Monti. La caccia alle streghe, con i blitz della Finanza, sono sotto gli occhi di tutti: grande fuga dai porti turistici italiani (in due anni almeno 40mila imbarcazioni, ndr ). Il conto lo hanno pagato almeno 30mila famiglie del nostro comparto, e non solo».
C'è aria di ripresa, anche se i numeri sono lontani da quelli degli anni del boom.
«Vero. Finalmente tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015 registriamo un'inversione di tendenza con una timida crescita del 2,1%, ovviamente supportata dall'export e, per quanto riguarda questo primo semestre, l'incremento del 30% dei leasing nautici».
La nuova Torre Piloti penalizzerà la Grande Darsena?
«Senza dubbio. È una decisione che ci lascia perplessi. Non siamo stati interpellati. Noi abbiamo la concessione che scadrà a fine anno. È impossibile programmare investimenti. E il rinnovo non è scontato».
La vendetta di un'altra istituzione genovese, la potentissima Autorità Portuale...
«Non saprei, ma considero la vicenda scandalosa. Non capirò mai perché Genova sia così ostile al Salone e faccia di tutto per farlo scappare verso altri lidi. Ucina e I Saloni Nautici hanno lavorato un anno intero con la spada di Damocle sul capo. Ma, al di là di questo, tranne i cinque o sei giorni del Salone, la Darsena dovrebbe generare reddito durante il resto dell'anno. Stando così le cose chi ci viene? Siamo all'assurdo. Sono molto arrabbiata».
Parliamo del breve interregno di Massimo Perotti.
«Massimo Perotti ha fatto un generoso passo indietro per evitare spaccature e scissioni. Ma non è stato così. I conflitti erano arrivati ai massimi livelli di tensione. Io ci sto provando. Ho fatto di tutto per evitare la scissione, convinta come sono che in un'associazione contino i voti, non i fatturati. Certo, il mio sogno è quello di riabbracciare gli amici che hanno deciso di lasciarci. Spero che il nuovo statuto, più snello ed efficace, faccia ricredere i grandi gruppi».
Intanto, nonostante la scissione, c'è un grande ritorno al prossimo Salone, quello del gruppo Azimut.
«Vero, è un ritorno che mi riempie di gioia. Non dimenticherò mai la mia formazione nel gruppo di Paolo Vitelli».
Dicono di lei: «La manager italiana che piace ai francesi». È nel directoire del gruppo Bénéteau nonché direttore generale del marchio. Manager potente in Francia a capo dell'italianissima Confindustria Nautica...
«Quella con i francesi è un'esperienza straordinaria. Non sono una straniera nel mio Paese, e nessun conflitto d'interesse...
Ucina ha già un'immagine di alto profilo nel mondo, come le sue aziende. Non è un caso se in questi primi tre mesi alla guida di Ucina due miei vice, Piero Formenti e Andrea Razeto, siano stati eletti ai vertici della nautica europea e mondiale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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