Sarà operativa già all'inizio del prossimo anno la prima nave rigassificatrice in Italia. Questo impianto galleggiante sarà attivo nel porto di Piombino. E resterà ormeggiato lì per un paio di anni. Il tempo necessario affinché la struttura possa essere collocata più a largo quando il «punto di innesco» sarà pronto. Solo allora questo enorme cantiere galleggiante potrà lasciare il porto del piccolo centro toscano. Ad annunciarlo è stato il ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani (nella foto) nel corso di un suo intervento pubblico a Bari. La «nave», come l'ha chiamata il ministro, si può «ormeggiare» dove c'è un tubo del gas. «Non mancano i punti di innesco - spiega Cingolani -. Il primo semestre del 2023 la prima nave sarà dunque operativa». «Con la crisi ucraina dovremo rimpiazzare 29 miliardi di metri cubi di gas provenienti dalla Russia, sui 70 che l'Italia utilizza ogni anno - spiega il ministro -. Stiamo correndo per diversificare le fonti, c'è un'ottimistica superficialità nel descrivere la situazione. Noi acceleriamo sulle rinnovabili ma deve essere chiaro che la situazione non risolve in 7-8 mesi, è un piano di 7-8 anni».
Il ministro conferma che è in atto una corsa per le infrastrutture per gestire le rinnovabili ma molto realisticamente ci vorranno anni, mancando gli accumulatori, e le reti. «In questi anni - aggiunge Cingolani - dobbiamo continuare a garantire continuità con il gas che è il male minore mentre stiamo eliminando il carbone. È chiaro che l'energia migliore è quella che non si consuma ma l'Italia è la seconda manifattura d'Europa, è un grande paese industriale. È un problema complesso, diffidate da chi dà soluzioni semplici. Non c'è un silver bullet, bisogna lavorare come matti e mantenere la road map verso la decarbonizzazione al 52% nel 2030».
La «soluzione Piombino», però, non piace al sindaco Francesco Ferrari. «Un rigassificatore lì - commenta - significherebbe congelare le nostre speranze di rilancio per altri due anni e questo Piombino non può permetterselo».
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