Mascherine sold out, paura nelle scuole e ristoranti cinesi deserti. Cresce la psicosi coronavirus, ma non di pari passo con il numero di contagiati, che resta limitato alla coppia cinese ricoverata all'Istituto Nazionale per le Malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.
Le condizioni della donna cinese di 65 anni e del marito di 66, provenienti dalla città di Wuhan, risultati positivi al test, sono monitorate continuamente. I medici hanno fatto sapere che lei, pur mantenendo condizioni cliniche discrete, ieri ha presentato un episodio di nausea e vomito, mentre lui è in condizioni cliniche stazionarie, con un quadro di polmonite interstizio alveolare bilaterale e presenta febbre associata a tosse e astenia.
Non ha contratto il virus, invece, Marian C., l'operaio romeno di 42 anni, che era si era presentato due giorni fa all'ospedale di Tivoli con febbre alta, sostenendo di essere entrato in contatto con la coppia di turisti, che ha alloggiato nell'hotel Palatino. Il direttore dell'albergo tuttavia ha smentito che il quarantaduenne sia un dipendente della struttura o di un'azienda collegata. Negativo anche il responso la cinese residente a Frosinone, portata sempre allo Spallanzani due giorni fa. Nella struttura romana attualmente sono ricoverate 13 persone provenienti da zone della Cina interessate dall'epidemia già sottoposte al test. Altri 13 pazienti sono stati isolati e poi dimessi dopo il risultato negativo. «Per quanto riguarda le 20 persone, che hanno avuto contatto con la coppia cinese, continuano ad essere osservate - evidenzia il bollettino medico dell'ospedale -. Sono tutte in buone condizioni generali e la loro salute non desta preoccupazioni».
I laboratori del Policlinico San Matteo di Pavia hanno invece analizzato 33 casi lombardi: per 28 l'esito è stato negativo mentre 5 sono ancora in via di valutazione. I pazienti esaminati sono cinesi e provengono da Milano e uno a Cremona. Nemmeno il cittadino brasiliano, che si trovava a Verona e proveniva dalla Cina, è stato contagiato. Tutti negativi anche i test effettuati su quanti si sono presentate negli ospedali veneti spontaneamente accusando differenti sintomi.
A Udine, invece, sono stati valutati sette casi secondo criterio epidemiologico. Si tratterebbe di persone rientrate dalla Cina nei 14 giorni precedenti. «Tutti hanno evidenziato diagnosi alternative al coronavirus - ha spiegato Carlo Tascini, direttore della Clinica di Malattie infettive di Udine - per 3 pazienti ne è stata esclusa la presenza; per gli altri 4 si attendono i risultati sui campioni biologici inviati allo Spallanzani per averne la certezza microbiologica, anche se le co-infenzioni sono inferiori al 10 per cento».
Buone notizie anche da Reggio Calabria.
La paziente ricoverata presso la sezione di isolamento respiratorio del Reparto di Malattie Infettive del Grande Ospedale Metropolitano Bianchi-Melacrino-Morellì non ha il coronavirus e verrà dimessa mentre restano in osservazione ma sono asintomatici i due giovani cinesi che si trovano al Mazzini di Teramo.
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