"Negli Usa è epidemia. Ora arriva pure da noi"

L'intervista a Riccardo Gatti, direttore del Dipartimento interaziendale della Asst Santi Paolo e Carlo che si occupa di dipendenze a Milano

"Negli Usa è epidemia. Ora arriva pure da noi"

«I segnali di un ritorno preoccupante dell'interesse per l'eroina li registriamo da anni. Ma nel nostro Paese quando si tratta di dipendenze e abuso di sostanze non si interviene finché non si arriva al disastro». Riccardo Gatti è direttore del Dipartimento interaziendale della Asst Santi Paolo e Carlo che si occupa di dipendenze a Milano.

Dottor Gatti, quali sono quei segnali?

«Vedo giovani che consumano eroina tagliata in modo da poterla meglio fumare o sniffare. Pusher che promuovono il prodotto a prezzi bassissimi. E una diffusione allarmante di farmaci oppiacei, clandestini o senza prescrizione. L'eroina e gli oppiacei in genere sono molto fidelizzanti per la dipendenza che creano. Così in Nord America si è arrivati a una nuova epidemia».

Epidemia?

«Negli Usa nel 2016 sono morti più cittadini per overdose, soprattutto da oppiacei, di quelli caduti in Vietnam. Tutto è cominciato con l'uso improprio di farmaci oppiacei. Poi il mercato dell'eroina e dei farmaci oppiacei ad alta potenza, clandestini, ha fatto il resto. Una strage. In soli 10 anni si è passati dalle prime avvisaglie a una emergenza nazionale come ai tempi di Nixon e Bush. C'è chi ipotizza che le organizzazioni criminali tornino a puntare su tali sostanze dopo aver perso acquirenti con la cannabis legale in molti Stati e con l'ampia offerta di droghe sul web».

È tutto deciso dal marketing delle sostanze illecite?

«Non è mai solo una questione di aumento dell'offerta. L'offerta incontra la domanda e forse dovremmo chiederci perché c'è tanta gente che ha bisogno di alterarsi con sostanze psicoattive».

Lei ha vissuto le diverse fasi storiche dell'eroina.

«Negli anni Ottanta c'è stato il picco, poi con la paura dell'Aids e la gente che moriva è arrivato il declino. A quei tempi l'eroinomane era un tipo sociale ben definito e riconoscibile. Oggi l'eroina è più semplice fumarla e il consumatore può essere chiunque. Però anche il buco è tornato. L'ago comporta più rischi, ad esempio di infezione, ma c'è chi è convinto che faccia risparmiare e che a parità di quantitativo di sostanza ci sia più effetto».

Cos'è oggi l'eroina?

«Una bene di consumo, come tutte le sostanze stupefacenti, legali e non. Lo spaccio è diffuso, ci sono diversi canali di distribuzione. I costi sono accessibili e alla portata di tutti».

Come per le cosiddette «nuove droghe»?

«L'eroina ha sue specificità. In breve tempo la devi prendere ogni giorno sennò stai male. Si immette sul mercato sostanza a basso prezzo e bassa potenza, poi si alza gradualmente il principio attivo e si ottiene un parco clienti fedele e assuefatto che per anni avrà bisogno della dose. Un ottimo investimento. Le nuove generazioni inoltre non hanno gli anticorpi per capire i rischi: non hanno visto gli anni bui».

Bisognerebbe svegliarsi e fare qualcosa.

«Guardare avanti con strategie e investimenti in prevenzione e interventi strutturati. Purtroppo l'Osservatorio Prevo.Lab, che permetteva di prevedere la diffusione delle droghe, è stato chiuso.

La risposta al problema deve cambiare. Uso di sostanze e addiction sono malattie gravi, invalidanti e mortali e colpiscono la popolazione attiva. Il Sistema socio sanitario deve farsene carico, un po' come si fa per malattie cardiovascolari e cancro.

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