
D a ieri l'America sa qualcosa su quello che è considerato l'assassinio più celebre della sua storia. Donald Trump ha autorizzato la diffusione di 2.800 file contenenti gli ultimi segreti sulla morte di John F. Kennedy, immediatamente disponibili online sul sito degli Archivi Nazionali. Documenti destinati con tutta probabilità ad alimentare le teorie cospirative di chi non ha mai creduto che il 35 esimo presidente degli Stati Uniti sia stato ucciso dal gesto isolato di un uomo. Trump, però, ha ceduto alle pressioni dell'intelligence, decidendo di mantenere segreti almeno per sei mesi, altri 300 file. «L'opinione pubblica americana aspetta, e merita, che il suo governo fornisca il maggiore accesso possibile agli atti sull'assassinio del presidente Kennedy, in modo che la gente possa finalmente essere pienamente informata su tutti gli aspetti di questo evento cruciale», ha spiegato il tycoon. Aggiungendo tuttavia di «non avere scelta, oggi, se non accettare» le censure proposte dai dipartimenti e dalle agenzie della sua amministrazione, «piuttosto di consentire un danno irreparabile alla sicurezza nazionale». Il presidente Usa ha quindi fissato un termine di 180 giorni (al 26 aprile) per rivedere i documenti rimasti classificati. Al loro interno, come ha spiegato la Cia, ci sono i nomi di agenti ed ex agenti segreti, ma anche metodi specifici di intelligence e collaborazioni che restano vitali per proteggere la sicurezza del Paese. Nel frattempo, storici, esperti e semplici appassionati, stanno analizzando le migliaia e migliaia di pagine di cui Trump ha autorizzato la pubblicazione, a caccia di nuovi dettagli su un mistero che dura da oltre mezzo secolo.
LA TELEFONATA MISTERIOSA
Il 22 novembre del 1963, circa 25 minuti prima dell'assassinio di Kennedy a Dallas, il quotidiano locale inglese Cambridge News ricevette una misteriosa telefonata anonima, in cui si diceva che una «grande notizia» stava per accadere negli Usa. Il memo della Cia, datato 26 novembre 1963, era stato inviato dall'allora vice direttore dell'Fbi, James Angleton, al direttore J Edgar Hoover. Il servizio segreto britannico MI5 ricevette la segnalazione della polizia sulla chiamata, e la persona al telefono disse soltanto che il reporter avrebbe dovuto chiamare l'ambasciata americana a Londra. Poi, subito dopo, riattaccò.
OSWALD E MEXICO CITY
Lee Harvey Oswald, colui che la Commissione Warren stabilì essere il solo esecutore materiale dell'attentato, due mesi prima dell'omicidio di Jfk parlò con un ufficiale del Kgb. Secondo il documento della Cia, basato su intercettazioni telefoniche, il 28 settembre 1963 Oswald parlò con Valeriy Vladimirovich Kostikov, un «agente del Kgb» che ha lavorato per il dipartimento «responsabile per sabotaggio e assassinio». Poi ha chiamato l'ambasciata e, in un «russo stentato», chiese se ci fosse «qualcosa di nuovo sul telegramma a Washington».
MINACCIA DI MORTE A OSWALD
L'Fbi aveva avvisato la polizia di Dallas di una minaccia di morte nei confronti di Oswald, la notte prima che venisse ucciso nel seminterrato del Dipartimento da Jack Ruby, proprietario di un locale notturno. «Lo abbiamo immediatamente notificato al capo della polizia, e ci ha assicurato che avrebbe avuto una protezione sufficiente, ma non è stato fatto», disse l'allora direttore del Bureau, Edgar Hoover. In un altro memo, scritto il giorno in cui Oswald fu ucciso, Hoover espresse timori per la diffusione delle teorie cospirative: «Quello che mi preoccupa è avere qualcosa per convincere il pubblico che lui è il vero assassino».
CUBA E FIDEL CASTRO
In diversi documenti si parla dei piani per uccidere Fidel Castro. Secondo un memorandum del 1975 dell'Fbi, il ministro della Giustizia (e fratello di Jfk) Robert Kennedy riferì al Bureau che la Cia aveva ingaggiato un intermediario per avvicinare un mafioso, offrendogli 150 mila dollari per trovare un killer che uccidesse Castro, anche avvelenandolo. Altre carte parlano dell'ipotesi di usare una «conchiglia esplosiva», da piazzare sugli scogli dove il lider maximo andava a fare immersioni, o una muta contaminata da bacilli di tubercolosi e da un fungo in grado di produrre una malattia cronica della pelle.
LA REAZIONE SOVIETICA
L'Unione Sovietica - si apprende da un documento dell'Fbi del 1966 - pensò ad una «cospirazione ben organizzata» da parte dell'ultradestra Usa, e temette che qualche generale americano irresponsabile potesse approfittarsene per lanciare un missile contro l'Urss. Inoltre, il Kgb avrebbe avuto prove che dietro l'assassinio ci fosse l'allora vice presidente Lyndon Johnson. Per i dirigenti sovietici, inoltre, Lee Harvey Oswald era un maniaco nevrotico.
LA TEORIA DI JOHNSON E IL KKK
L'allora direttore della Cia Richard Helms, nel 1975 sostenne che il presidente Lyndon Johnson andava dicendo in giro che Kennedy era stato assassinato perchè aveva ucciso il presidente vietnamita Diem. Inoltre, una fonte dichiarò a maggio 1964 di avere prove fondate sull'appartenenza di Johnson al Ku Klux Klan all'inizio della carriera politica. I documenti però non sono mai stati resi disponibili.
007 CUBANI CONOSCEVANO OSWALD
Da un file emerge una conversazione tra due cubani, uno dei quali identificato come 007, sull'assassino di Kennedy. Uno di loro affermo' che lo conosceva ed era un «buon tiratore».
LE INDAGINI PRIVATE SUI FESTINI
Un memo del 1960 dell'Fbi descriveva un'accompagnatrice di Hollywood che era stata avvicinata dall'investigatore privato Fred Otash, alla ricerca di informazioni sui presunti festini a base di
sesso a cui avrebbe partecipato l'allora senatore Kennedy, insieme al cognato e attore Peter Lawford, a Frank Sinatra e a Sammy Davis Jr. «La ragazza disse agli agenti di non essere a conoscenza di alcuna indiscrezione».