Ragusa - Le condizioni del mare proibitive non scoraggiano i trafficanti di vite umane. E così, una dopo l'altra, sono attraccate nei nostri porti tre navi cariche di immigrati raccolti in mare a una ventina di miglia dalle coste libiche. E altre 300 persone individuate a bordo di gommoni sono state soccorse e saranno presto in arrivo sulle nostre coste.
Prima la nave della Ong tedesca Sea Watch, battente bandiera olandese. I passeggeri, 232 stranieri, quasi tutti uomini (le donne sono solo 17, una delle quali è incinta, e i minori non accompagnati sono 30, di età compresa tra i 5 e i 18 anni) stanno bene, come riferito dai volontari che si sono occupati dell'accoglienza al porto di Reggio Calabria. Dopo le operazioni di identificazione e fotosegnalamento effettuate dalla polizia giudiziaria saranno trasferiti in diversi centri sparsi per lo Stivale.
A questo primo sbarco dell'era Salvini ne seguono due a Pozzallo, nel Ragusano. Qui è arrivata la nave Seefuchs con a bordo 126 immigrati, che in mare è stata affiancata da altre navi per proteggerla dalle onde alte, e la Diciotti della Guardia costiera italiana con 109 passeggeri. Quattro persone, per motivi sanitari, erano state evacuate e trasferite d'urgenza alla Valletta, che è il porto più vicino, ma non sarebbe arrivata l'autorizzazione all'attracco dell'imbarcazione in difficoltà per il mare grosso e dunque all'accoglienza di tutti gli immigrati. La polizia giudiziaria iblea ha sentito il comandante della Seefuchs sulla mancata autorizzazione da parte di Malta all'approdo malgrado le condizioni meteo-marine avverse, che hanno messo in pericolo la vita dei passeggeri e dell'equipaggio. Il Viminale vuole l'esatta ricostruzione di quanto è avvenuto. Gli immigrati sono stati ospitati nell'hotspot di Pozzallo e saranno trasferiti presto in altre strutture secondo un piano di ripartizione già stabilito.
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini è duro: «Se qualcuno pensa che si passi un'altra estate di sbarchi su sbarchi non è quello che farò. Non starò a guardare». Ma il problema più grosso è rappresentato dall'alto numero di tunisini, che creano problemi nelle diverse strutture in cui sono ospitati. Dopo la chiusura momentanea dell'hotspot di Lampedusa per la ristrutturazione (è aperta solo un'ala del centro per gestire le emergenze), i tunisini sono concentrati particolarmente a Pozzallo. Oltre ad essercene parecchi con precedenti penali (tra reati commessi nel nostro Paese e quelli commessi in patria), diversi sono i tunisini già espulsi dall'Italia e di nuovo in giro per le nostre città, non avendo alcun diritto a stare in suolo italiano vengono presto raggiunti da un foglio di via emesso dalla questura. Entro cinque giorni dovrebbero lasciare l'Italia. In teoria. Ma nella pratica ecco cosa accade. «Gli consegniamo il foglio di via, poi li carichiamo su un pullman direttamente dalle strutture in cui sono ospitati, così non creano problemi nei centri storici, e li smistiamo in diverse stazioni autobus dice un poliziotto - Qui dobbiamo solo assicurarci che abbiano acquistato un biglietto per qualsiasi meta. Poi il nostro lavoro è terminato. Non c'è nessuno che deve controllare se ottemperano alla disposizione di andarsene. Solo nel Paese delle favole possiamo pensare che lasceranno l'Italia.
Piuttosto, di cosa vivranno nelle città in cui andranno? Quando ai controlli ce li ritroviamo col foglio di via scaduto, ricomincia la trafila». Insomma, il nuovo governo dovrà lavorare non solo sugli sbarchi, ma anche sulla normativa vigente che va rivista.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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