Cronache

Nei prossimi tre mesi attese 64 milioni di dosi. E AstraZeneca: "Pronti a cedere le licenze"

Dopo Pasqua l'accelerazione. Aifa: una fiala sola 6 mesi dopo la guarigione

Nei prossimi tre mesi attese 64 milioni di dosi. E AstraZeneca: "Pronti a cedere le licenze"

Entro la fine di marzo l'Italia avrebbe dovuto ricevere 20,3 milioni di dosi. In realtà le dosi consegnate alla fine di febbraio non hanno superato i 6 milioni: 4,5 milioni da Pfizer, un milione da Astrazeneca e 250mia da Moderna. Effetto di ritardi, intoppi e approvazioni di altri vaccini rinviate.

Ma ora si punta a un'accelerata e qualche buona notizia arriva. Tra aprile e giugno dovrebbero arrivare 64 milioni di dosi e sarà possibile vaccinare 36 milioni di persone, una cifra che permetterebbe di avvicinarsi parecchio a quei 42 milioni di vaccinati necessari per raggiungere l'immunità di gregge. La sfida di adesso è farsi trovare pronti con un apparato di vaccinazione rapido e capillare.

L'Aifa ha espresso il suo parere sulla somministrazione di un'unica dose a chi ha avuto il Covid: andrà fatta a sei mesi dalla guarigione. Ora sta al ministero della Salute recepire l'indicazione e tradurla in una circolare.

Sembrano vicine le consegne di Curevac e del vaccino Janssen della Jonhson&Johnson, che ha raggiunto il via libera definitivo negli Stati Uniti e attende l'ok europeo dell'Ema nel giro delle prossime due settimane. Il vaccino verrà prodotto anche in Italia, nello stabilimento di Anagni della Catalent, in provincia di Frosinone.

AstraZeneca è disposta a «cedere le licenze di produzione per far sì che si possa accelerare». Quindi, nel momento in cui decollerà il progetto di riadattamento degli stabilimenti di produzione italiani, la «ricetta» di Oxford verrà prodotta in più punti. Nello stesso giorno in cui la casa farmaceutica britannica annuncia di liberare le licenze, comincia la sperimentazione di un altro vaccino made in Italy, finora passato sotto silenzio e adombrato dai big. Si tratta di Takis, ideato a Castel Romano (Roma) e sviluppato in collaborazione con la Rottapharm Biotech di Monza. Il primo volontario sano degli 80 previsti per la fase 1 è stato vaccinato all'ospedale San Gerardo di Monza, uno dei centri italiani coinvolti con l'istituto nazionale Tumori, la fondazione Pascale di Napoli e l'istituto Spallanzani di Roma. Potrebbe poi arrivare anche il vaccino russo Sputnik, ma deve prima presentare la domanda per l'approvazione a Ema ed Aifa. «Quando lo Sputnik sarà approvato, diventerà un vaccino anche per l'Europa, al momento non lo è» ha spiegato Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, in Commissione Igiene e Sanità del Senato. «Anche in questo caso - ha aggiunto - se ci sarà la possibilità di fare dei contratti per la produzione in Italia di questo vaccino sicuramente le imprese sono disponibili. Siamo in contatto con le imprese produttrici di bioreattori per capire quanti ne hanno già prodotti e quanti ne hanno in produzione per attuare il piano di cui si è parlato con il Mise».

Entro la fine di giugno dovrebbe anche finire la sperimentazione sul vaccino italiano ReiThera e la campagna anti Covid si potrà avvalere anche degli anticorpi monoclonali.

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