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Nei verbali nessun coinvolgimento per la Lega. Il giallo del flacone attribuito a Morisi

"Il flacone con del liquido (sul cui contenuto l'Autorità giudiziaria sta compiendo i necessari accertamenti) non era di Luca Morisi, il quale - evidentemente - non può averlo ceduto a terzi"

Nei verbali nessun coinvolgimento per il Carroccio. Il giallo del flacone attribuito al guru

«Il flacone con del liquido (sul cui contenuto l'Autorità giudiziaria sta compiendo i necessari accertamenti) non era di Luca Morisi, il quale - evidentemente - non può averlo ceduto a terzi»: è con questo che la sua difesa comunica che lo spin doctor di Matteo Salvini non è uno spacciatore. Per i legali «c'è piena fiducia nel lavoro degli inquirenti» e «condivisione delle parole del procuratore della Repubblica di Verona: si tratta di un fatto banale per quanto riguarda l'autorità giudiziaria».

L'inchiesta, oltretutto, non rischia di coinvolgere in alcun modo il partito del Carroccio, visto che si tratta di fatti legati alla sfera personale e che dai verbali risulta che le indagini al momento si concentrano solo sull'esame dei tabulati dei telefoni di Morisi, volto solo a dimostrare quali fossero i rapporti tra lui e i due giovani che lo accusano di avergli ceduto quella bottiglietta contenente un liquido simile al Ghb, meglio conosciuto come «droga dello stupro». E qualora dalla Procura uscissero informazioni non inerenti all'indagine, la Lega sarebbe pronta a presentare le dovute denunce.

Fonti investigative fanno sapere che nessuna inchiesta precedente avrebbe portato alla perquisizione a casa di Morisi. «Un controllo di routine - spiegano le fonti - che ha consentito di fermare i due ventenni rumeni» che subito hanno confessato chi gli ha ceduto la presunta sostanza stupefacente. Un dubbio su questo punto sorge. Ogni giorno vengono individuati centinaia di consumatori di droga, ma quasi nessuno fa il nome di colui dal quale l'ha ricevuta.

I vicini di casa dell'ex collaboratore di Salvini fanno sapere che a cavallo del weekend di Ferragosto nell'appartamento abitato da Morisi c'era una gran confusione, un viavai di persone. Con lui ci sarebbero stati un cinquantenne e i due ventenni, poi fermati dai carabinieri alla fine di una strada di campagna. Gli inquirenti parlano di «normale controllo», ma qualcuno ipotizza che siano stati alcuni vicini o terze persone a chiamare le forze dell'ordine. Un modo per incastrare proprio quella persona? Molti sapevano, si vocifera in casa Lega, delle frequentazioni a volte casuali di Morisi, che avrebbe vissuto un momento di debolezza. Quei due grammi di cocaina, insomma, li avrebbe presi come fanno molte persone «stressate dal lavoro». La linea difensiva dell'avvocato Fabio Pinelli del foro di Padova, dicono i bene informati, sarà proprio questa. Ovvero dimostrare che i due ventenni rumeni mentono.

Alcuni media hanno peraltro avanzato l'ipotesi che «l'appartamento acquistato dalla società Socec del costruttore Andrea Lieto» fosse «finito sotto osservazione per una serie di passaggi di soldi», come scrive tra i tanti il Corriere della Sera. Ma al momento non esistono inchieste, secondo gli inquirenti, legate a questa vicenda. E l'ex spin doctor di Salvini non conoscerebbe neanche il vicino di casa Sergey Martyanov, il cui nome «compare più volte nelle segnalazioni di operazione sospette di Bankitalia per i fondi ricevuti proprio dalla Lega per finanziare la Bestia», come riportano le cronache di qualche tempo fa.

Nel palazzo Moneta, a Belfiore, in cui sta l'appartamento di sua proprietà, Morisi andava di rado. Perché nel resto del tempo si muoveva tra Roma e Milano, dove era impegnato proprio a curare la campagna social di Salvini. «Con una vita così - dice qualche leghista pur senza giustificarlo - può capitare che inciampi, ma sono vicende personali». Strano, per molti, che sia stata proprio Repubblica, il giornale più vicino alla sinistra, a tirare fuori la notizia a pochi giorni dal voto delle amministrative.

Per gli inquirenti Morisi, stando a quanto finora emerso dalle indagini, rischia poco. Al massimo un illecito amministrativo. I controlli sui tabulati serviranno anche a sua tutela, perché i due rumeni dovranno dimostrare che sia stato veramente Morisi a cedere quella sostanza, una volta che sarà appurato di cosa si tratti.

E se come dicono alcuni media la casa era attenzionata per altri motivi, non sarà difficile risalire alla verità.

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