Nel 2018 Borse in frenata: mancano 2,4 miliardi al fisco

Giù il gettito di rendite finanziarie, fondi pensione e compravendite di case. Ma l'erario si salva con l'Iva

Nel 2018 Borse in frenata: mancano 2,4 miliardi al fisco

La crisi presenta il conto al fisco. Se i primi mesi del 2019 sono stati caratterizzati da un andamento dei mercati buono (tanto da fare dire al ministro Giovanni Tria che il governo è stato promosso dalla finanza) e da rendimenti sui titoli di Stato in calo (quindi risparmi per le casse pubbliche), i tracolli del 2018 iniziano a farsi sentire solo ora sul fisco.

Il mancato gettito da rendite e attività finanziarie nei primi quattro mesi dell'anno sfiora i 2,4 miliardi. Una cifra superiore ad un'eventuale diminuzione della spesa per interessi sui titoli di stato. Maggiore dell'aumento dell'Iva registrato negli stessi mesi grazie alla fatturazione elettronica, che ha contribuito al ministero dell'Economia un assestamento di bilancio da record.

Il conto si allarga se si considerano anche le perdite da imposte sulle attività produttive e quelle da compravendite, in particolare immobiliari.

La «performance negativa dei mercati nel corso del 2018», che il governo ha già archiviato perlomeno come problema politico, si è fatta sentire innanzitutto con un calo dell'imposta sostitutiva sui redditi da capitale e sulle plusvalenze di 705 milioni, pari al 96,3%.

Ancora più marcata la perdita di gettito fiscale da una delle forme di investimento più protette (e anche incentivate fiscalmente). Le entrate da imposta sostitutiva sul valore dell'attivo dei fondi pensione è diminuita dell'83% rispetto al primo quadrimestre 2018. Un calo che «riflette i risultati negativi dei rendimenti medi ottenuti nel 2018 dalle diverse tipologie di forme pensionistiche complementari». Perché di attivi nei fondi pensione ce ne sono stati pochi. Nel 2018 quelli negoziali hanno perso in media il 2,5%, quelli aperti intorno al 4,5%.

Tra le imposte indirette, in calo anche le imposte di bollo (-439 milioni di euro, pari a -16,2%), ma in questo caso ha pesato un cambiamento nelle modalità di versamento. Male tutte quelle che riguardano l'immobiliare. Da quella di registro (in calo del 4%), al fisco sulle ipoteche (-7,8%) ai diritti catastali (-6,4%).

Un riflesso della crisi dell'immobiliare che in Italia non è ancora finita. Se le compravendite già nel 2018 hanno cessato di diminuire, il prezzo degli immobili è ancora sceso, facendo calare le entrate. Unica eccezione, il gettito della cedolare secca sugli affitti il cui gettito nei primi quattro mesi del 2019 è aumentato del 12,7%. L'imposta sostitutiva sugli affitti ha riscosso successo e negli anni di applicazione ha contribuito a fare emergere affitti in nero. Le entrate dalla cedolare aumentano anche in un anno di crisi.

Nel complesso, il Bollettino delle entrate tributarie 2019 ha dato conto di un aumento complessivo delle entrate gennaio-aprile rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le imposte dirette sono praticamente ferme: +0,2%. Il gettito Irpef è aumentato del 3,2% grazie all'aumento del gettito da lavoro dipendente (ma è drasticamente diminuito quello da Ires). L'imposta che pagano le aziende ha portato il 14,9% di entrate in meno rispetto ai primi quattro mesi del 2018. Sono 202 milioni di euro persi rispetto all'anno scorso.

Il dato più positivo delle entrate è quello relativo all'Iva. Sono 1,9 miliardi in più. Non è il risultato di un aumento dei consumi, ma della fatturazione elettronica. Comunque un aumento inferiore rispetto al calo di entrate dalle rendite finanziarie e dalle altre attività economiche.

I 2,4 miliardi di perdita sono sicuramente residui di un anno che è stato pessimo per le rendite finanziarie. Piazza Affari nel 2018 ha perso il 16%. Ma è anche un campanello di allarme per il governo sui conti del 2020.

Se il contesto internazionale dovesse peggiorare, anche le previsioni più ottimistiche del 2019 potrebbero dovere essere riviste. Cambiare la normativa sull'Iva può portare maggiori entrate nell'immediato, ma se l'economia non riparte e se manca la fiducia dei mercati, a rimetterci sono anche le casse dello Stato.

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