Nel quartiere di Bruxelles la fucina di jihadisti

Gaia CesareProlungare lo «stato d'emergenza» da dodici giorni fino a tre mesi è l'ipotesi, concreta, che François Hollande sta valutando e sulla quale si è consultato ieri con i leader dell'opposizione Nicolas Sarkozy, dei Républicains, e Marine Le Pen, del Front National. Rafforzare, insomma, i poteri del ministero dell'Interno è l'obiettivo del presidente francese a causa del «pericolo imminente di attentati gravi all'ordine pubblico». Non solo. L'état d'urgence, che il Consiglio dei ministri ha varato sabato mattina, all'indomani della strage del 13 novembre, potrebbe essere prorogato con una legge ad hoc anche per dare ai prefetti la possibilità di decretare il coprifuoco, di autorizzare la chiusura di luoghi pubblici, dai cafés ai cinema, e di spostare dall'autorità giudiziaria a quella amministrativa prerogative essenziali come il diritto a perquisire, a qualsiasi ora del giorno e della notte, e di poter dichiarare la giustizia militare competente in materia. Sono misure da stato di guerra, che infatti furono introdotte nel 1955, ai tempi del conflitto in Algeria e - ironia della sorte - proclamate per l'ultima volta da Jacques Chirac nel 2005, proprio quando esplosero le rivolte nelle banlieue ad alta densità islamica.D'altra parte, che la Francia sia in guerra contro l'Isis lo hanno detto e ribadito, a poche ore dagli attentati di Parigi, il capo dello Stato, il primo ministro Manuel Valls e pure il leader del centrodestra Sarkozy. Ora è il momento di agire. Per questo il Congresso, cioè il Parlamento in seduta comune, Assemblée Nationale e Senato insieme (577 deputati e 348 senatori), si riunisce oggi al Castello di Versailles alle 16 per volere del capo dello Stato. Hollande non vuole che l'appuntamento diventi un semplice invito all'unità nazionale. Il Congresso si è riunito per sentire una dichiarazione del capo dello Stato solo un'altra volta, nel 2009, quando Sarkozy volle intervenire sulla crisi finanziaria. E il presidente socialista intende usare l'occasione per annunciare misure precise nella lotta al terrorismo. Il prolungamento dello stato d'emergenza ha già ricevuto la benedizione di Marine Le Pen: «Siamo d'accordo - ha detto la leader del Front National dopo l'incontro all'Eliseo con il presi dente - A condizione che serva per disarmare le periferie», ha precisato dopo aver annunciato che, «passato il momento del lutto», riprenderà la campagna elettorale.Marine Le Pen ha già sfoderato le sue ricette contro il fondamentalismo islamista: riarmo, chiusura delle moschee radicali, espulsione degli imam estremisti e cancellazione della cittadinanza ai terroristi di nazionalità francese. Come per magia, in queste ore di rabbia e paura, gli antidoti anti-jihad della leader dell'ultra-destra suonano un po' meno estremi. Il ministro degli Interni Cazeneuve non perde tempo a seguire Marine e annuncia «lo scioglimento delle moschee in cui certi soggetti fomentano l'odio». Lo stesso primo ministro Valls non nasconde di essere pronto «a esaminare tutte le soluzioni conformi al diritto e ai nostri valori», una conferma che inevitabilmente il governo si è già spostato verso le posizioni dei Républicains e persino del Front National. Non a caso Valls sta valutando anche la proposta del numero tre del centrodestra, Laurent Wauquiez, che ha suggerito di arrestare i 4mila schedati per terrorismo.

Dal canto suo Nicolas Sarkozy, additato come il capo di Stato colpevole di aver trascinato il Medio Oriente nel caos avendo favorito l'indebolimento o il crollo dei regimi dell'area, ha invocato «misure drastiche», compreso quella che il governo si è finora rifiutato di adottare: il divieto di consultazione dei siti jihadisti. Da Sarko anche l'assist al presidente russo Putin: «Abbiamo bisogno di tutti per sterminare l'Isis e in particolare dei russi».

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