Nella capitale antagonisti nelle strade: 40 denunciati

Sit-in in solidarietà dei portuali giuliani. A Genova arrivano anche anarchici dalla Francia

Nella capitale antagonisti nelle strade: 40 denunciati

No Green Pass a Roma. Con Forza Nuova scendono in piazza anche gli anarchici. Dopo sabato scorso, quando un gruppo di manifestanti viene bloccato e denunciato, gli antagonisti del certificato verde ci riprovano. L'appuntamento è sempre lo stesso, piazza del Popolo tardo pomeriggio. Cartelli e striscioni, come quelli sequestrati tre giorni fa al gruppo di scalmanati che urlava «Zona Libera». Sui cartelli: «Vaccinati e non vaccinati, tutti uniti per la libertà». Su un altro striscione un water con annesso rotolo di carta igienica: «Green pass, scaricalo». Portati tutti in questura per l'identificazione, i 40 manifestanti, alcuni da Spoleto, sono stati denunciati dalla Digos per adunata sediziosa e manifestazione non autorizzata. Ma sui social rilanciano. «In solidarietà alla resistenza di Trieste, stasera dalle 17 scendiamo in piazza in tutte le città italiane». A Genova, a dar mano forte ai portuali in sciopero, arrivano gruppi di antagonisti dalla Francia.

Ma è massima allerta soprattutto nella capitale tanto che in Campo Marzio sono schierati centinaia di agenti in tenuta antisommossa. Per i 40 anarchici non era la prima volta: nei mesi scorsi erano già stati fermati durante i vari sit-in e i tentativi di manifestare davanti Montecitorio, supportati dai centri sociali. Per gli inquirenti alcuni di loro si sarebbero infiltrati il giorno prima al Circo Massimo, quando era sul palco l'avvocato Edoardo Polacco, leader dei «Custodi della Costituzione». Gli anarchici in trasferta, del resto, sono già tutti segnalati e monitorati dalle forze dell'ordine. Da accertare il loro coinvolgimento negli scontri del 9 ottobre, visto che gli stessi cartelli e striscioni sono stati fotografati durante il comizio di Giuliano Castellino e gli altri vertici di Fn. È la confluenza degli estremismi opposti? Di fatto a Roma lo stato di allerta è massimo, anche in relazione al vertice di fine mese, il G20.

E alla vigilia dell'audizione alla Camera del ministro Luciana Lamorgese le polemiche sui fatti del 9 ottobre non si placano. Filippo Bertolami, già vicequestore nella capitale, in una nota rilancia: «Il ministro dovrebbe rispondere a molte domande per quello che è accaduto - scrive -, a cominciare dal personale impiegato nei servizi di prevenzione in piazza del Popolo e per costituire le riserve di pronto intervento con equipaggiamento antisommossa, di solito dislocate in vari punti della capitale come rinforzo dei servizi ordinari e per gestire le cosiddette imprevedibilità». C'è poi il balletto dei numeri. Centomila in piazza urla Castellino alla folla, 10-15mila per la questura. Eppure l'area, di 16mila metri quadrati, era gremita all'inverosimile. Insomma, c'erano almeno 45mila persone secondo i calcoli di Bertolami.

«Com'è stato possibile - conclude Bertolami, oggi avvocato - che Castellino, destinatario di Daspo, sorvegliato speciale con restrizioni alla mobilità dalle ore 6,30 della mattina e comunque divieto di mobilità dalle 21 in poi, sia potuto uscire liberamente dalla propria abitazione senza subire alcun controllo? E com'è stato possibile che in un'ora e un quarto, da quando il leader di Forza Nuova Castellino ha annunciato dal palco di piazza del Popolo: Andiamo a riprenderci la Cgil, non è stato fatto convergere alla sede sindacale un numero consistente di agenti, le riserve di pronto intervento, anche solo per schierare mezzi blindati e personale in equipaggiamento antisommossa davanti agli ingressi di corso Italia?».

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