Rimini Sa prendere il polso alla città e ai suoi umori cupi. Adriano Celli, patron del ristorante Alta Marea, viene subito al punto: «È incredibile che la spiaggia di Rimini sia chiusa, con tanto di cartelli che vietano l'ingresso, dall'una di notte fino all'alba. È la resa dello Stato ai clandestini che negli ultimi dieci anni si sono impadroniti del nostro arenile, l'hanno colonizzato, l'hanno trasformato in una terra di nessuno».
Celli ha 65 anni e non è uno di quei politici che fanno slalom fra i problemi, ripetendo come un mantra che la città è sicura, che si, è vero, c'è stato lo stupro a Miramare, ma si tratta di un episodio isolato. Siamo a Rivabella, periferia nord, dall'altra parte rispetto a Miramare, ma la sostanza non cambia. Il signor Adriano prepara una piadina allo squacquerone e un piatto di cavatelli, poi torna per un attimo alla sua giovinezza: «Quando eravamo ragazzi, io e i miei amici entravamo nell'acqua al buio. Era una specie di rituale, un divertimento e un'emozione. Oggi avventurarsi in spiaggia dopo una certa ora è impresa temeraria. Risse, furti, botte, droga: è un continuo ed è sorprendente e avvilente che le istituzioni abbiano quasi rinunciato a combattere. L'arenile è off limits: come dire, comandano loro, i criminali, la gente perbene deve stare alla larga. L' unico modo per difendersi è fare come ho fatto io e come ha fatto il mio vicino: assumere un guardiano notturno che ci protegge da incursioni e vandalismi».
Peccato, perché la stagione è andata benissimo e si sta chiudendo a gonfie vele. Celli e i suoi colleghi avrebbero mille idee e mille progetti per tenere viva la notte e incrementare i già sontuosi flussi ma si devono scontrare con la burocrazia, con i sette enti che comandano sulla sabbia, con il degrado che avanza. Per chi vuole al mattino, prima di gustare le vongole o la cernia, Celli offre scariche pure di adrenalina: un ring vero su cui prendersi a pugni, nientemeno, con l' ex campione del mondo Loris Stecca.
Ma niente e nessuno ha fermato finora il lento scivolamento di una comunità nell'imbuto dell' insicurezza, della paura, dell'estraneità.
Una questione che si può leggere da un altro lato, quello dei numeri. «Rimini - spiega Gianni Tonelli, segretario nazionale del Sap, il sindacato autonomo di polizia - è una citta' di 150 miIa abitanti che d' estate si gonfia fino a 1 milione e mezzo. Ma le forze sono quelle che sono: con 2 volanti d'inverno e 5 d'estate è impossibile controllare il territorio e la valanga di gente che si riversa sulla Riviera di romagnola». «Io - aggiunge battagliero Tonelli - abito a Imola, non lontano da qui e mi preoccupo come padre perché mia figlia, adolescente, presto vorrà frequentare la Riviera senza sapere a quali rischi va incontro. Droga, prostituzione, varie forme di criminalità. E molti delinquenti, anche i clandestini senza nome e identità , spesso si radicano, affittano appartamenti a prezzi stracciati, si mimetizzano».
Due città che convivono, sfiorandosi appena, nel segno della vacanza. I turisti e gli abitanti. Inutile appostarsi davanti agli hotel a tre o quattro stelle per cogliere i segni di una ritirata. Costumi, infradito, asciugamani: la cartolina è sempre la stessa. Nessuna fuga, anzi.
«Dopo quello che è successo ai due poveri polacchi non abbiamo avuto nemmeno una disdetta - conferma Patrizia Rinaldis, presidente di Federalberghi Rimini - semmai nuove richieste e prenotazioni per i prossimi week end».Il sistema Rimini va avanti come e più di prima, la città invece si guarda allo specchio e si scopre fragile. Sempre di piu». E il buio del mare, da sempre calamita irresistibile, ora fa davvero paura.
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