Rifiutare il presepe nei luoghi pubblici è una "negazione" della "vera libertà". Allestirlo nelle scuole e nei luoghi pubblici "non è nulla di invasivo o di offensivo". A difendere la Natività è monsignor Antonio Suetta, vescovo di Sanremo-Ventimiglia, che condanna anche l'esclusione del nome di Gesù dai canti natalizi. "È assurdo festeggiare il Natale con la pretesa di togliere il riferimento al festeggiato".
Il Papa sta battendo da giorni sull'importanza del presepe
"Apprezzo tantissimo il richiamo del Papa, prima di tutto perché è nel segno della continuità della tradizione, aspetto tipico della missione della chiesa. E poi trovo che l'invito di Leone sia importante anche per l'aspetto dell'evangelizzazione, perché il presepe nella sua semplicità e nella sua diffusività può e deve essere un segno affinché anche chi è lontano si avvicini alla prospettiva religiosa e all'annuncio del Vangelo".
Perché è così importante difendere un simbolo come il Presepe?
"Perché il mistero dell'incarnazione del figlio di Dio è uno dei misteri fondamentali della nostra fede ed è stato giustamente recepito dall'arte figurativa. Oltre che un simbolo eminentemente religioso di una verità di fede fondamentale, è diventato una modalità espressiva della fede della gente. In verità, vi si riconosce anche quella parte di popolazione occidentale di origine cristiana che non è credente ma che vive di valori della tradizione della civiltà cristiana".
A Reggio Emilia una scuola ha cancellato il nome di Gesù dai canti natalizi. Come commenta l'episodio?
"È semplicemente assurdo, perché la parola Natale suppone una specificazione. Di chi festeggiamo il Natale? La risposta storica, oggettiva, è che festeggiamo il Natale di Gesù. Pertanto chi decide di non festeggiare il Natale di Gesù è libero di farlo ma festeggiarlo con la pretesa di togliere il riferimento al festeggiato è una cosa assurda".
E togliere il Presepe dai luoghi pubblici?
"Mi sembra un discorso di negazione, in primis delle radici e delle identità della nostra civiltà ma è anche negazione della vera libertà. Molto spesso, infatti, una certa forma di laicità che oggi viene imposta ha una dogmaticità peggiore di quella religiosa che si vorrebbe combattere. La laicità non è negare ciò che appartiene alla storia e alla identità delle persone.
È indubbio che da parte dei credenti e dei non credenti - in ragione di una tradizione bimillenaria - il Natale sia una ricorrenza effettivamente presente e allora l'impedire che anche nella vita pubblica i segni del Natale siano mostrati è una sorta di dogmaticità irragionevole e anche una imposizione violenta. Trovo normale esporre presepi, credo non dia fastidio a nessuno. Non è nulla né di invasivo né di offensivo".