Nella prima telefonata con Xi Biden fa il duro (ma per finta)

Alza la voce su Hong Kong e Taiwan. Per liquidare Trump. E Pechino oscura la Bbc: tensione con Londra

Nella prima telefonata con Xi Biden fa il duro (ma per finta)

New York Tenere aperti i canali di dialogo nella fermezza delle posizioni e degli interessi americani. É questa la linea tenuta da Joe Biden nel corso della telefonata fiume con il presidente cinese Xi Jinping, il primo contatto diretto da quanto il nuovo Comandante in Capo si è insediato alla Casa Bianca. Un colloquio durato almeno due ore, come ha raccontato lo stesso Biden, che con il leader del Dragone ha alle spalle un rapporto fatto di intense relazioni risalenti all'era di Barack Obama, con faccia a faccia interminabili quando tutto sembrava pronto per aprire una nuova era tra le due superpotenze.

E quando la nascita di una sorta di G2 sembrava in grado di poter indicare una chiara direzione al mondo intero. Poi le cose sono cambiate, e il presidente americano è stato chiaro con il suo interlocutore, sottolineando le preoccupazioni di Washington per le politiche aggressive della Cina nei confronti dei paesi vicini e di Taiwan, per la repressione ad Hong Kong e gli abusi sul fronte dei diritti umani nella regione dello Xinjang, contro la minoranza musulmana degli uiguri. «Se l'America non si dà una mossa, la Cina si mangerà tutto il nostro pranzo» ha detto Biden parlando della telefonata con Xi.

Stavolta a inasprire il clima c'è anche la decisione della Cina di oscurare la Bbc, accusata, con le sue notizie, di provocare «danni agli interessi del Paese». Immediata la condanna degli Usa, che chiedono di rispettare la libertà di informazione, e del governo britannico, che accusa la Cina di gravi limitazioni della libertà di stampa.

Il presidente Usa ha ribadito i timori anche sul fronte di «pratiche economiche coercitive e scorrette», assicurando che la sua priorità è proteggere la sicurezza dei cittadini americani. Nemmeno Xi ha usato giri di parole con il collega statunitense: secondo il resoconto della conversazione diramato da Pechino, il presidente cinese ha detto che «le questioni relative a Taiwan, Hong Kong e lo Xinjang sono affari interni che riguardano la sovranità e l'integrità territoriale della Cina». Precisando che dagli Usa pretende rispetto e cautela nell'affrontare certe questioni, altrimenti sarà difficile pensare ad una normalizzazione delle relazioni.

Nonostante i toni duri, si percepisce comunque come i due leader abbiano intenzione di voltare pagina rispetto ai quattro anni di scontri dell'era di Donald Trump, segnati da una guerra commerciale senza precedenti. Il tentativo sarebbe quindi quello di riallacciare un dialogo affrontando diversi temi: lotta alla pandemia e ai cambiamenti climatici, sviluppo delle tecnologie di nuova generazione, come quella del 5G. E poi ancora porre un freno alla proliferazione degli armamenti. «Quando la Cina e gli Stati Uniti cooperano, entrambe le parti ne guadagnano, e quando combattono entrambe vengono danneggiate» ha detto da parte sua Xi, affermando che «una cooperazione Usa-Cina può portare grandi risultati a vantaggio di entrambi i paesi e del mondo intero» mentre il confronto tra le due potenze «sarebbe sicuramente un disastro». Biden, comunque, ha lasciato intendere che non ci sarà per ora alcuna retromarcia su molte delle misure prese dal suo predecessore. E anche il segretario di stato Anthony Blinken, nella sua audizione di conferma dinanzi alla commissione Esteri del Senato, ha spiegato come «non ci sia dubbio che la Cina rappresenti per gli Stati Uniti la sfida più significativa».

Gli Usa devono affrontare Pechino «da una posizione di forza e non di debolezza» ha proseguito: «Credo che il presidente Trump avesse ragione riguardo a un approccio più duro verso Pechino, ma sono in forte disaccordo sui modi».

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