Nell'asilo coi bimbi mettono i profughi

I genitori si riuniscono in comitato e protestano con il Vescovo. Che decide di sospendere l'accoglienza

Nell'asilo coi bimbi mettono i profughi

CremaEstate di vedetta, quindi non proprio delle più rilassate, per i genitori dell'asilo privato Manziana di Crema, di cui è proprietaria la Curia.

Il nodo sono gli immigrati. Due temi, quelli dell'asilo privato che ospita piccoli dai due ai cinque anni e quello dei migranti che, di solito, non si dovrebbero associare.

Ma il condizionale è d'obbligo, almeno qui a Crema dove, solo qualche giorno fa, accanto alle aule utilizzate per l'asilo estivo con solo due insegnanti a turno per sorveglianza e assistenza, nell'ex convento delle ancelle, di fianco alla chiesa di San Bernardino intra moenia, tra via Frecavalli e via Battisti, sono arrivate decine di immigrati separati da bimbi e maestre solo da una porta.

Due ali di uno stesso palazzo storico, insomma, ben comunicanti per ospitare gli uni e gli altri. In tre ore, i genitori si sono costituiti in comitato. Due giorni dopo erano sotto le finestre del vescovo, quattro giorni dopo il prelato ha dovuto alzare bandiera bianca e i migranti venivano spostati.

Ma adesso rimane un palazzo, quello dove erano stati collocati i profughi, ristrutturato alla perfezione negli scorsi mesi proprio anche per poterli ospitare. Non solo. Risulta anche che la Caritas di zona, dopo aver detto un no pubblico all'arrivo massiccio dei richiedenti asilo al prefetto che chiedeva spazi a inizio luglio, adesso, invece, si sia messa ad assumere personale proprio per fronteggiare arrivi massicci nei prossimi mesi. È così che, lungi dallo sciogliere il comitato «Cittadini in difesa di Crema», i genitori dei bimbi che frequentano questo asilo, centocinquanta nel corso dell'anno e una trentina nella versione estiva, sorveglieranno a occhi spalancati lo svolgersi degli eventi da qui a settembre: per evitare di far tornare a scuola i propri bimbi a un passo da persone sconosciute il cui semplice comportamento potrebbe- a loro dire- nuocere alla serenità che, invece, nell'età più tenera non può che essere sempre garantita.

Sottolinea Davide Pasquali, uno dei genitori dei piccoli che frequenta ql'asilo della discordia: «Non capisco e forse siamo noi che non capiamo. Quando i nostri progenitori che non trovavano lavoro sono dovuti emigrare in Belgio, lì li hanno accolti buttandoli in miniera, a lavorare 12 ore al giorno, non in hotel o in strutture storiche e di pregio e guai a fargli mancare il wi-fi. Qui, questa gente solo buttando giù una porta o calandosi da una finestra poteva arrivare direttamente ai nostri figli. Potrebbero essere anche le persone migliori del mondo ma questo, a noi, chi lo assicura?» Nemmeno il parroco del duomo di Crema, don Emilio Lingiardi, per la cronaca, se l'è sentito di assicurarlo. A dirlo sono gli stessi genitori che, nel momento in cui protestavano sotto le finestre del vescovado, l'hanno visto avanzare deciso verso di loro invitandoli a scrivere direttamente alla Conferenza episcopale ben esplicitando le loro ragioni. La Diocesi di Crema, in seguito alle loro lagnanze, ha diffuso un comunicato in cui si dice: «Vista la tenace e strenua opposizione di molti genitori della scuola diocesana Manziana ad accogliere i profughi, inviati con urgenza dalla Prefettura di Cremona, nei locali di via C.

Battisti 2- debitamente predisposti anche con il consenso della Asl-, è stata sospesa la scelta di accogliere i profughi in questo stabile». Proprio per la scelta della parola «sospesa» qui per i genitori, stare all'erta è diventato un diktat.

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