Nell'ultimo anno 96 vittime di femminicidio. Meno di un euro al giorno a chi subisce abusi

Nei centri per l'aiuto mancano fondi, Mattarella: «Emergenza nazionale»

Nell'ultimo anno 96 vittime di femminicidio. Meno di un euro al giorno a chi subisce abusi

Questione di un attimo e prontezza di riflessi, istinto di sopravvivenza. Altrimenti anche lei, una donna di 40 anni, sarebbe finita tra le vittime di femminicidio. Una in più, alla vigilia della giornata internazionale sulla violenza contro le donne. Novantasei donne uccise nel 2019 da fidanzati, mariti, ex, compagni. Una ogni tre giorni. Un caso di maltrattamento o stalking ogni quarto d'ora. E invece domenica scorsa, a Firenze, lei è riuscita a sfuggire al suo aguzzino che conosceva bene: il compagno che voleva darle fuoco. Lei è riuscita a scappare. Scappare da casa, dalla furia e da quelle urla, occhi iniettati di sangue e non più umani. Con il pigiama impregnato di alcol è corsa fuori a urlare aiuto per strada. E che sollievo vedere le volanti arrivare. In pochi minuti i poliziotti hanno rintracciato e arrestato il compagno, un rumeno di 47 anni, accusato di tentate lesioni aggravate. L'uomo sarebbe rientrato ubriaco e al culmine di una lite, l'ennesima, l'avrebbe prima spinta a terra e poi le avrebbe cosparso i vestiti con quattro bussolotti di solvente, mentre con un accendino in mano la minacciava dicendole che avrebbe dato fuoco a lei e a tutta la casa e che così sarebbero morti insieme. Da quanto emerso, il 47enne già in passato avrebbe avuto atteggiamenti violenti nei confronti della compagna. Avrebbe cercato di far esplodere il loro alloggio con delle bombole del gas, e l'avrebbe minacciata con un coltello.

Pessime notizie anche da Massa Carrara dove un gruppo di ragazzini hanno danneggiato la scultura in bronzo in ricordo di Cristina Biagi, uccisa il 28 luglio del 2013 nel ristorante in cui lavorava, sul lungomare di Marina di Massa dall'ex marito Marco Loiola, che le sparò sei colpi di pistola. È la sesta volta che succede, che questa statua in ricordo di Cristina e di tutte le vittime di femminicidio viene presa di mira. «Un gesto involontario», secondo il sindaco, il leghista Francesco Persiani. E non c'è da stupirsi visto i dati Istat per cui il 62,6 per cento ritiene che alcuni uomini siano violenti perché non sopportano l'emancipazione femminile, che per un italiano su quattro la violenza sessuale è addebitabile al modo di vestire delle donne. Il 40 per cento degli intervistati ritiene che sia possibile sottrarsi a un rapporto sessuale non voluto e il 17 per cento accetta il controllo del marito sul cellulare o sui social della moglie. (Ieri in un famoso e seguitissimo programma della Rai, La prova del cuoco, la chef ha pubblicamente ringraziato il marito: «È geloso ma mi ha lasciato partecipare»). Emerge un altro dato dell'Istat: «nel 2017 i fondi pubblici per i centri antiviolenza sono stati 12 milioni di euro che se divisi per il numero delle donne accolte, fa meno di 1 euro al giorno: 76 centesimi.

Però, in questo quadro desolante, qualcosa si muove. Ieri il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha firmato il decreto per lo sblocco dei fondi per gli orfani di femminicidio. «Un passo positivo per non farmi sentire abbandonata, ma lo Stato mi deve ancora delle scuse», ha commentato Florencia, orfana di femminicidio. La madre Antonia Bianco aveva 43 anni quando l'ex compagno l'ha uccisa. «Con 12 milioni finanzieremo borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento al lavoro» le parole del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri. «Era ora, ha dichiarato Mara Carfagna, vicepresidente della Camera, che da anni si batte per la difesa dei diritti degli orfani di femminicidio. «Orfani di Stato», ha spiegato l'ideatrice della campagna contro la violenza sulle donne «Non è normale che sia normale», che ora è diventata una canzone rap i cui fondi saranno devoluti ad una associazione di orfani.

«Evidentemente, ha detto la deputata di Forza Italia, le nostre continue sollecitazioni hanno smosso le coscienze». E la condanna senza mezzi termini arriva anche dal presidente Sergio Mattarella: «La violenza sulle donne non smette di essere emergenza pubblica e per questo la coscienza della gravità del fenomeno deve continuare a crescere».

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