Guerra in Ucraina

Il neo ambasciatore russo dal Papa e il dossier bimbi

Il Cremlino sceglie Soltanovsky. Il ruolo chiave della Santa Sede nella trattativa sui rimpatri

Il neo ambasciatore russo dal Papa e il dossier bimbi

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Il posto era stato lasciato vacante proprio due giorni prima dell'arrivo a Roma del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la nomina è arrivata in tempi record, ieri mattina. Un segnale chiarissimo: il presidente Putin non ha voluto perder tempo e soprattutto ha ritenuto necessario, con la possibilità di una mediazione papale ancora aperta, occupare subito la casella diplomatica in Vaticano, nominando il nuovo ambasciatore presso la Santa Sede. Certo, Ivan Soltanovsky, 68 anni, rappresentante permanente presso il Consiglio d'Europa, (prima che il presidente russo decidesse di ritirarlo a seguito delle sanzioni europee), dovrà adesso presentare le lettere credenziali al Sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Edgar Pena Parra, e soprattutto incontrare Papa Francesco. Non sarà facile per lui sostituire Aleksander Avdeev, il suo predecessore, che aveva stretto una bella amicizia con il Pontefice e attraverso il quale Bergoglio era riuscito a far da mediatore per uno scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev, su richiesta degli ucraini che avevano consegnato al Papa una lista di 300 persone.

Soltanovsky conosce bene gli ambienti europei, meno quelli della diplomazia vaticana ma può diventare una figura ponte grazie ai suoi stretti contatti anche con il patriarcato russo, considerata la sua amicizia di lunga data con Kirill. Gli ucraini in passato lo hanno etichettato come il «burattino di Putin» ma in Vaticano al momento non si sbilanciano: «Siamo curiosi di conoscerlo», spiega al Giornale un alto rappresentante della Segreteria di Stato, «non è nostra consuetudine dare giudizi o commenti sugli ambasciatori che arrivano in Vaticano, speriamo di poter collaborare bene con lui per avere con urgenza un cessate il fuoco e l'avvio di negoziati, per arrivare ad una pace giusta. Su questo seguiamo le indicazioni del Papa ma finora questi sforzi non hanno avuto successo». «Anche le dichiarazioni di Zelensky - sottolinea la fonte del Giornale - non sono state incoraggianti». Sia un uomo aperto al dialogo e possa in qualche modo favorire la strada della mediazione, sperano nelle sacre stanze, anche perché sanno bene che Francesco farà leva anche sul nuovo ambasciatore per riuscire a ottenere un contatto con Putin e gestire con lui anche il dossier dei bambini ucraini deportati in Russia per farli rientrare a casa. Questione umanitaria, questa, sulla quale il Papa è impegnato da mesi: ne aveva già parlato con Avdeev perché facesse arrivare il messaggio al Cremlino.

Proprio nei giorni in cui la Russia aveva aperto i bombardamenti su Kiev, il Papa si era recato personalmente, rompendo ogni protocollo, presso la sede dell'ambasciata russa in via della Conciliazione a trovare il suo vecchio amico: «Il giorno dopo l'inizio della guerra - ha raccontato Francesco ai giornalisti sul volo di ritorno dal Bahrein - ho fatto una cosa insolita, che pensavo non si potesse fare: sono andato all'ambasciata russa a parlare con l'ambasciatore, che è un brav'uomo, che conosco da sei anni. Ricordo un commento che mi fece allora: Nous sommes tombés dans la dictature de l'argent (siamo caduti nella dittatura del denaro), parlando della civilizzazione. Un umanista, un uomo che lotta per l'uguaglianza. Gli ho detto che ero disposto ad andare a Mosca per parlare con Putin, se ce ne fosse bisogno. Mi ha risposto molto cortesemente Lavrov (il ministro degli Esteri russo, ndr) dicendo che per il momento non era necessario. Ma da quel momento ci siamo interessati tanto».

La palla adesso passerà dunque a Soltanovsky e il dossier più urgente che dovrà affrontare col Vaticano sarà quello che riguarda appunto i piccoli ucraini.

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