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Un'isola sull'orlo dell'abisso. Così Crocetta umilia la Sicilia

Il governatore-tsunami prometteva di far rinascere la sua terra ma ora si trova in forte difficoltà

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

Lucia, la sua Lucia Borsellino, assessore alla Sanità di una Sicilia bifronte dove una neonata muore in ambulanza perché non si trova posto negli ospedali, ma che ha un 118 così solerte che manda un elicottero a prendere il suo capo colto da malore durante una vacanza in Sardegna, l'ha difesa con le unghie e con i denti. Togligli anche Lucia, anzi Lucia Borsellino, la figlia del giudice Paolo ucciso in via D'Amelio, e cosa resta a Rosario Crocetta? Cosa resta del Crocetta governatore-tsunami che era ospite una domenica sì e l'altra pure di Massimo Giletti all' Arena e che favoleggiava le magnifiche sorti e progressive di una Sicilia da lui riformata ( sic !)? Cenere, macerie. Polvere. La Regione è sull'orlo dell'abisso, con una voragine monstre di debito, ha calcolato Italia Oggi , tra gli 8 e i 10 miliardi. Sino ad aprile andrà avanti in esercizio provvisorio, perché il Dpef, prima volta nella storia, non è stato approvato in tempo. E però nel frattempo fa altri debiti , un mutuo (due miliardi) da pagare - i siciliani, non Crocetta - in 30 comodissimi anni. Tanto vanno male le cose che se n'è accorta anche Roma. E così il governo ha commissariato doppiamente la Sicilia: ufficiosamente imponendo a Crocetta come assessore all'Economia un suo uomo di fiducia, Alessandro Baccei; e ufficialmente proprio qualche giorno fa mandando un commissario per i depuratori, in modo da sbloccare un miliardo di fondi Cipe che il solerte governatore teneva fermi.

Un disastro, per Crocetta. Il disastro, il governo Crocetta. Ci mancava solo la neonata morta a Catania e l'assessore Borsellino che offesa col ministro Lorenzin voleva dimettersi. E infatti il governatore le ha sbarrato la strada: «Lucia non mollare». Ed ha avvertito: «Lucia Borsellino non ha certo bisogno di lezioni di moralità, legalità ed efficienza da parte di nessuno». Quindi ha strepitato: «Ci siamo stancati del fatto che ogni occasione è buona per attaccare il governo della Regione, anche da parte di alcuni esponenti del governo nazionale. Chiederò un chiarimento al sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio. La Regione siciliana viene continuamente attaccata su ogni cosa anche quando non ha alcuna responsabilità, penso alla vicenda Muos: che c'entra la Regione con un'iniziativa che compete allo Stato?».

Complimenti per la giravolta, al governatore. Sì, perché proprio il Muos - il sistema satellitare che gli americani vogliono realizzare a Niscemi (Caltanissetta) - è forse una delle figuracce più grandi che Crocetta abbia rimediato. Partiamo dalla fine. Qualche giorno fa il Tar ha dato ragione al Comune di Niscemi bloccando le autorizzazioni alla realizzazione dell'opera. E chi aveva sbloccato quelle autorizzazioni dopo un parere dell'Istituto superiore di sanità temendo di dover pagare penali miliardarie? Sì, bravi, proprio Crocetta. E pazienza se si era attirato le ire dei comitati e della sinistra, che lo hanno accusato di essere un traditore (prima stava con loro) e contestato in piazza.

Grande flop, il Muos. Come la riforma bluff delle Province. «Siamo i primi in Italia», gongolava il governatore a marzo del 2013. Ma due anni dopo resta solo il pasticcio: niente elezioni, commissari fedeli al governatore al posto dei presidenti (per un po', a Trapani, anche l'amico ex pm Antonio Ingroia, poi costretto a lasciare per l'altro incarico regionale alla guida di Sicilia e-Servizi). Ora si rimedierà al caos recependo in extremi s il decreto Delrio, adattato alla realtà siciliana i (falsi) primi sono diventati gli ultimi.

L'elenco di flop potrebbe continuare: il continuo balletto di dirigenti; l'ex baby assessore Nelli Scilabra prima piazzata alla Formazione e poi, dopo il fallimento e il siluramento obbligato, riciclata nella sua segreteria. Quanto sono lontani gli inizi, con Franco Battiato e Antonino Zichichi assessori, i primi a essere silurati con una giunta che è già al terzo rimpasto. Povero Crocetta, ex governatore tsunami.

Lasciategli, almeno, la Borsellino.

 

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