Sisma in Nepal

Nepal, incubo senza fine: altre scosse ancora per mesi

Faticoso afflusso degli aiuti. Il dramma degli intrappolati

Nepal, incubo senza fine: altre scosse ancora per mesi

Altro che scosse di assestamento. Mentre il bilancio del terremoto senza fine che ha colpito il Nepal raggiunge e probabilmente supererà ampiamente quota quattromila vittime, i sismologi americani dello United States geological survey (Usgs) lasciano poche speranze: è realistico attendersi nelle prossime settimane una lunga sequenza di terremoti molto violenti, e la «coda» sisimica potrebbe durare anni.

Le cifre, nella loro aridità, parlano chiaro: ai piedi dell'Himalaya, lungo una faglia la cui lunghezza è stata calcolata in oltre 150 chilometri, oltre alle 45 scosse di magnitudo superiore a 4.5, potranno scatenarsi tra i tre e i 14 terremoti di magnitudo uguale o superiore a 5. Per intenderci, la scossa che nel 2009 devastò L'Aquila uccidendo 309 persone era di 6.3 sulla stessa scala. L'Usgs stima inoltre, durante la prossima settimana, una probabilità del 54 per cento di avere terremoti di magnitudo uguale o superiore a 6 e del 7 per cento che si verifichi un terremoto di magnitudo uguale o superiore a 7.

C'è di che tremare dalla paura, ma nel Nepal non c'è il tempo di aver paura. La popolazione è troppo impegnata a cercare di sopravvivere. Basti solo pensare che, in base a dati diffusi dalla ong Save the Children, sarebbero circa due milioni i minori bisognosi di aiuto in un Paese le cui già modeste infrastrutture sono state sconquassate e dove il gelo e le piogge incessanti mettono a dura prova i più deboli: i bambini, gli anziani, le giovani madri, i neonati, i malati. Soprattutto nella regione occidentale e centrale del Paese è più che reale il rischio di ipotermia anche fatale per decine di migliaia di bambini, costretti a dormire in strada e in accampamenti di fortuna.

Da tutto il mondo, Italia compresa, stanno affluendo aiuti per la popolazione stremata (oltre alle migliaia di morti, si contano almeno 7500 feriti). Nella scorsa notte era previsto l'arrivo delle prime venti squadre di medici registrate presso l'Organizzazione mondiale della Sanità. Camion con carichi di alimentari assicurati dalle Nazioni Unite stanno faticosamente raggiungendo i distretti nepalesi colpiti dal sisma al di fuori della vallata di Kathmandu, che rischiano di essere relativamente dimenticate con effetti potenzialmente drammatici.

Dall'Inghilterra è pronto a partire un reparto dei famosi Gurkha, i selezionatissimi soldati nepalesi che da due secoli servono sotto la bandiera di Sua Maestà britannica e che combatterono anche in Italia nella seconda guerra mondiale: 40 uomini di stanza nel Kent raggiungeranno i 65 membri della brigata che si trovano già nella base dei Gurkha in Nepal.

Nella capitale Kathmandu regna un clima di emergenza. Le strutture sanitarie sono affollate di feriti. Il loro numero è tale che molti giacciono semplicemente sui pavimenti in condizioni igieniche precarie, con i medici che si prodigano come possono. Solo ieri l'esercito ha iniziato la distribuzione dei viveri e dell'acqua potabile, trasportati con autobotti. Il quadro dei dispersi rimane incerto: le operazioni di recupero delle persone rimaste intrappolate sotto edifici crollati nei diversi quartieri della città in molti casi non sono neppure cominciate, e a distanza di 48 ore dal terremoto è difficile pensare che qualcuno possa essere estratto vivo dalle macerie.

I dispersi sono probabilmente qualche migliaio in tutto il Paese, e solo gli italiani - secondo un comunicato diffuso ieri sera dal nostro ministero degli Esteri - sarebbero una quarantina.

Commenti