Il governo giallorosso continua a navigare in acque agitate. Dopo mesi di stallo, mezze decisioni e rinvii, è arrivato l’accordo in consiglio dei ministri sul nodo Autostrade, che porterà prima al ridimensionamento e poi all’addio della famiglia Benetton. Un’intesa che l’esecutivo e Giuseppe Conte sbandierano come vittoria con la "v" maiuscola, ma che in realtà non è più di un pareggio, anzi.
Il giorno antecedente al decisivo Cdm, però, il banco ha rischiato di saltare. Repubblica ha portato alla luce una lettera che Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del Partito Democratico, aveva invitato all’attenzione del presidente del Consiglio in data 13 marzo, chiedendo proprio all’inquilino di Palazzo Chigi di decidere – di comune accordo con la sua maggioranza – sulla revoca o sulla revisione della concessione ad Autostrade. Per settimane, o meglio mesi, al Mit non arrivò alcuna risposta.
La missiva, ovviamente, ha scatenato una bufera, alzando non poco il livello di tensione tra gli alleati di governo. Il Movimento 5 Stelle ha puntato il dito contro la ministra dem, chiedendone le dimissioni per "slealtà". Accuse che la diretta interessata e con lei il Pd ha ricacciato al mittente.
Il sedicente avvocato del popolo si è trovato nuovamente in mezzo ai due fuochi e, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, assicura che non ha alcuna intenzione di chiedere un passo indietro alla De Micheli, nonostante sia sia irritato (e molto) per il fatto che quella lettera sia stata portata alla ribalta.
Il consiglio dei ministri che ha trovato l’accordo sulla gestione di Aspi è stato infuocato, soprattutto quando gli esponenti di governo – racconta ancora il Corsera – si sono trovati per le mani, sugli schermi dei propri smartphone, la prima pagina del Fatto Quotidiano ieri in edicola: "United dem of Benetton".
È qui che il ministro della Difesa del Pd Lorenzo Guerini ha sbottato: "Questa favoletta dei frenatori amici dei Benetton ha scocciato. Siamo tutti sulla stessa barca, non c'è il cavaliere bianco senza macchia e il cattivo che inciucia. Questi giochini comunicativi non sono rispettosi del lavoro di De Micheli e Gualtieri". Ed è sempre qui che Conte avrebbe perso le staffe: "Io non c'entro nulla con quello che fa Travaglio...".
Finita qui? Macché. Guerini non ha indietreggiato e ha replicato stizzito al premier, prendendosela con il suo portavoce Rocco Casalino.
Un affondo che, scrive infine il Corriere, ha provocato una furiosa reazione del premier: "E io che dovrei dire? Quando quella lettera riservata è uscita sui giornali ho fatto finta di nulla, anche se è una cosa gravissima e inaccettabile…". Alla fin della fiera, il Cdm ha trovato la quadra su Autostrade e la tregua è stata firmata. Ma in casa giallorossa il mare è ancora mosso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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