Roma - «Nessun accordo Berlusconi-Juncker contro la Lega di Salvini». La precisazione arriva da chi era presente al giro di incontri avuti due settimane fa dal leader di Forza Italia a Bruxelles. Compreso quello con il presidente della Commissione europea.
La smentita di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo non è un atto dovuto e non è dettata da ragioni elettoralistiche. «Il fatto è che l'Europa non entra nelle questioni nazionali. E poi, in questo momento, non avrebbe nessun interesse a tenere fuori partiti come quello di Salvini. Su posizioni critiche verso l'Europa, ma disposto a governare con un partito europeista come Forza Italia», faceva osservare ieri una fonte di Bruxelles.
Il retroscena pubblicato ieri in prima pagina dal quotidiano La Repubblica secondo il quale il Cavaliere avrebbe assicurato a Jean Claude Juncker l'esclusione della Lega dal governo ha destato sorpresa nei palazzi europei. La Commissione non ha smentito, perché non entra nelle vicende politiche nazionali.
Tajani ha risposto solo perché interpellato dai giornalisti che lo hanno seguito in Spagna. «Ero presente al colloquio - ha spiegato - non si è mai parlato di una formula di governo, o di tenere la Lega fuori da un eventuale esecutivo di centrodestra». Circostanza confermata da altri che erano presenti e che corrisponde al clima che si respira a Bruxelles già da qualche mese. Forza Italia e Berlusconi sono tornati interlocutori forti dell'Europa e soprattutto del Ppe, già dai tempi del governo Renzi. Da questo autunno il Partito popolare europeo ha riconosciuto Berlusconi come principale rappresentante in Italia. Poi il partito di maggioranza in Europa è andato oltre, di fatto schierandosi per una vittoria del centrodestra in Italia, a patto che sia guidata da Berlusconi. Questa è l'unica assicurazione chiesta a Forza Italia. Peraltro esplicitata da dichiarazioni ufficiali del capogruppo all'Europarlamento Manfred Weber.
Dall'incontro con Juncker e dai contatti informali di questi mesi è emerso esattamente questo. Il Ppe e anche la Commissione in modo ufficioso e discreto, hanno chiesto a Forza Italia di farsi garante della coalizione. Cosa che è puntualmente avvenuta.
Anche il cambio di rotta nei confronti della Lega (dalla chiusura alla volontà di tenerne conto in modo propositivo) ha una data precisa. La elezioni austriache e la formazione del governo di Vienna, con il giovane popolare dell'Övp Sebastian Kurz e il Fpö di Heinz-Christian Strache. Maggioranze che tengano dentro i moderati insieme ai nuovi movimenti di destra, compresi quelli euroscettici, sono viste come una garanzia più che come una minaccia ai valori dell'Europa e dei popolari. Il muro contro muro sperimentato con l'Ukip di Farage è acqua passata, una strategia perdente. Casomai, si temono scenari come quelli che ieri il Financial Times ha definito «da infarto collettivo»: un asse Lega-M5S.
Nei contatti degli ultimi giorni, Forza Italia non ha scaricato la Lega, semmai ha portato a Bruxelles i sondaggi che danno il centrodestra in crescita continua e anche le proiezioni sui seggi che danno una
maggioranza di Fi-Lega e Fdi a portata di mano. Nemmeno Salvini sembra avere dato peso alle voci: «Mi fido di Berlusconi, mi fido dei patti chiari e dei programmi firmati. I retroscena mi sembrano una ca....., o una fake news».
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