Roma - Schiettezza toscana mista al giusto disincanto professionale e a una robusta capacità di sentire il polso della gente. Questo è Paolo Del Debbio, conduttore della popolare trasmissione Quinta colonna. A lui chiediamo lumi su questo paragone che da più parti si fa tra Movimento 5 Stelle e centrodestra. Con politologi e addetti ai lavori impegnati a vedere affinità e somiglianze.
Allora Del Debbio, ci sono queste somiglianze si o no?
«Le somiglianze non ci sono. Semmai è facile porsi una domanda».
Quale?
«Il Movimento dei grillini è giovane, no? Ebbene: da dove hanno preso i voti? Questa è la domanda».
È azzardato pensare li abbiano presi a destra?
«No, non è azzardato. Al contrario. Non è, però, questo il punto. È poco rilevante pensare se ci sia o meno un terreno comune tra gli elettori grillini e quelli che vent'anni fa hanno avuto fiducia nel cambio proposto da Berlusconi e Forza Italia».
Però sarebbe già un buon inizio individuare un terreno comune.
«Allora diciamo che il successo ottenuto dai Cinque Stelle dimostra soprattutto una cosa: gli elettori in generale chiedono che ci sia meno carico dello Stato nella vita quotidiana. Anche il primo Renzi prometteva un alleggerimento in tal senso. Poi il permanere del grave carico fiscale ha deluso anche chi credeva in lui».
C'è qualcosa d'altro dietro il successo dei grillini, oltre al loro messaggio antistatalista?
«Intanto c'è voglia di cambiare. E soprattutto tanta delusione. Vengo spesso a Roma dove uso spesso il taxi. E tutti i tassisti mi ripetono la stessa cosa. Gli altri li abbiamo provati tutti. Non ci rimane che mettere alla prova loro».
Allora cosa dovrebbero chiedersi i dirigenti politici del centrodestra per raddrizzare la rotta?
«Intanto dovrebbero partire dagli elementi che hanno fatto la fortuna di Grillo e dei grillini».
E quali sono?
«Ne elencherei quattro. Il primo: sono nuovi. Il secondo: parlano un linguaggio molto comprensibile. E ce ne sono alcuni, come Di Maio e Di Battista, che in tv si dimostrano molto capaci. Il terzo è l'esempio: hanno provato la riduzione dei costi della politica direttamente su se stessi. E non c'è miglior messaggio della testimonianza personale. Il quarto punto è il reddito di cittadinanza».
Un'idea quest'ultima molto lontana, però, dall'idea politica del centrodestra.
«Forse. Però va comunque analizzata. Sì, lo so che viene criticata e sbeffeggiata. Però parte da un assunto tutt'altro che trascurabile. Esiste un'emergenza povertà in Italia e loro, bene e o male, danno una risposta concreta e immediata a quell'emergenza. Nessun partito ha dato una risposta a quell'emergenza. Nemmeno Renzi con i suoi 80 euro».
Ma queste non possono essere le proposte del centrodestra.
«Il centrodestra deve imitare i Cinque stelle soltanto nel pensare, come nel '94, una politica aggressiva. Oggi i voti non li prendi se non fai una politica aggressiva. L'elettorato, altrimenti, avrebbe la desolante impressione di un deja vu. E poi c'è da cambiare al classe dirigente. Questo va da sé».
Largo ai giovani?
«Non necessariamente. Il più fresco è ancora Berlusconi. L'anagrafe in politica non conta. In politica contano le idee. Quelle buone».
I grillini, però, attraggono gli elettori anche per la loro vena giustizialista.
«Ripeto, non c'è da cercare un terreno comune. Semmai trovare argomenti nuovi che attraggano gli elettori.
Comunque bisogna essere chiari anche su questo: c'è davvero qualcuno in Forza Italia che può non dire che vada tagliata la spesa improduttiva? C'è davvero qualcuno che può non credere che chi nelle amministrazioni locali, così come in quelle statali, mangia vada buttato in galera a calci nel sedere?».
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