
La domenica del sottosegretario Matteo Perego di Cremnago è iniziata alle 6 nella sua abitazione di Milano. Una lunga serie di telefonate con i vertici della Difesa per gli aggiornamenti sul raid aereo degli Usa contro l'Iran.
Sottosegretario, il ministro Crosetto ha riferito che avevate sentore di movimenti in vista del bombardamento americano all'Iran. Avete ricevuto comunicazioni ufficiali dagli alleati?
"I recenti rischieramenti di assetti strategici, come quelli navali e di velivoli come i B-2, pur in assenza di una comunicazione ufficiale da parte degli Stati Uniti, costituivano segnali chiari di un possibile imminente intervento. La capacità di leggere correttamente questi indicatori ha consentito all'Italia di attivare con tempestività misure preventive a tutela della sicurezza dei nostri cittadini e dei militari impiegati nell'area".
Adesso cambia notevolmente lo scenario mondiale. Il governo italiano auspica una de-escalation, ma non temete una fase cruenta di ritorsioni e risposte violente prima della ripresa delle trattative?
"Gli avvenimenti delle ultime ore hanno profondamente modificato lo scenario operativo, ampliando i valori che le numerose variabili coinvolte possono assumere. Monitoriamo la situazione di ora in ora e siamo consapevoli che le tensioni comportino potenziali allargamenti del conflitto. Proprio per questo, ora più che mai, è essenziale ribadire con forza che ogni sforzo deve essere orientato verso la de-escalation e il ritorno al dialogo. La diplomazia resta lo strumento più efficace per disinnescare le crisi".
Si cammina su un crinale sottilissimo tra un conflitto mediorientale fuori controllo e l'occasione attesa da oltre 45 anni per un cambio di regime in Iran. Quale sarà il punto di equilibrio?
"È evidente che l'Iran, anche attraverso il sostegno a gruppi terroristici, ha contribuito all'instabilità dell'intera area. Allo stesso tempo, crediamo fermamente che ogni prospettiva di cambiamento debba partire dalla volontà e dalla consapevolezza del popolo iraniano, erede di una civiltà millenaria. La stabilità del Medio Oriente non è solo un obiettivo strategico, ma una condizione necessaria per la sicurezza globale e il benessere collettivo".
La Difesa sta già organizzando la protezione dei nostri contingenti militari in Medio Oriente. C'è preoccupazione per i carabinieri in Iraq, quando saranno al sicuro in Kuwait?
"La sicurezza dei nostri militari e dei cittadini italiani all'estero è una priorità assoluta. Già nei giorni scorsi abbiamo adottato misure preventive, procedendo al rischieramento di alcuni contingenti che si trovavano in prossimità di obiettivi ritenuti sensibili ma mantenendo la nostra preziosa presenza nella Regione. L'azione dei ministri Crosetto e Tajani è guidata con l'obiettivo di garantire la massima sicurezza a tutto il personale impegnato nelle missioni per la pace e la sicurezza internazionale".
Qual è la linea che l'Italia non intende assolutamente oltrepassare in questo scenario di crisi?
"L'Italia resta fermamente ancorata ai valori della propria Costituzione e ai principi del diritto internazionale. Ogni nostra decisione sarà sempre volta alla salvaguardia della pace e della sicurezza collettiva, nel pieno rispetto delle funzioni parlamentari e delle leggi dello Stato, coerenti con il mandato delle organizzazioni internazionali di cui facciamo parte, come la Nato e l'Unione Europea".
Esiste un'interconnessione tra il conflitto mediorientale e la guerra tra Russia e Ucraina. Potrebbero spuntare soluzioni globali per tentare di arrivare alla pace?
"Viviamo in un'epoca di profonda interconnessione strategica. I conflitti in corso, dalla natura sempre più ibrida, pur differenti per contesto e dinamica, dimostrano quanto le crisi regionali possano generare effetti che vanno ben oltre l'area di interesse, investendo ambiti fondamentali come la sicurezza energetica, la libertà di navigazione e la stabilità economica globale.
Le minacce nel Mar Rosso da parte degli Houti, a danni del naviglio commerciale, e il rischio di una chiusura dello Stretto di Hormuz da parte dell'Iran, sono segnali chiari di queste dinamiche. È necessario uno sforzo unanime della comunità internazionale per favorire una de-escalation rapida e costruire percorsi di prevenzione dei conflitti".