Netanyahu caccia un ministro. Israele in piazza contro di lui

Gallant era alla Difesa, paga la sua critica alla riforma della giustizia che il primo ministro difende a oltranza

Netanyahu caccia un ministro. Israele in piazza contro di lui

Quando si tocca l'esercito, le cose si fanno drammatiche fino nel profondo dell'anima di ogni cittadino d'Israele: è qui che si gioca la vita del Paese assediato da molti nemici, qui che il Paese conosce il suo maggiore livello di emozione e di unità perché i figli di tutti i cittadini servono, vivono, muoiono insieme per trentadue mesi, qui i sentimenti più importanti hanno la loro sede per ogni famiglia. È con questa tensione che stanotte destra e sinistra di nuovo si sono scontrati in piazza, e Tel Aviv si è rovesciata urlando per le strade e marciando fino sotto casa di Netanyahu a Gerusalemme. Oggi per protesta resteranno chiuse le università. Il partito di maggioranza di cui è leader Benjamin Netanyahu rischia di spaccarsi; ma proprio su questo Netanyahu era obbligato, per conservare il suo ruolo, a prendere la decisione che ha annunciato alle 8 di sera. È allora, quando ha annunciato che aveva deciso di escludere dal governo il ministro della Difesa Yoav Gallant, che si è spalancata la notte più agitata negli uffici del governo, alla Knesset, nelle case e nelle caserme. Lo ha fatto dopo ore di riflessione: Gallant due giorni fa, mentre Bibi era a Londra, ha preso il palcoscenico per dichiarare che informazioni drammatiche sul pericolo per la sicurezza di Israele, molto aumentate dal rifiuto a servire dei piloti e di altre unità impegnate nella rivolta, suggerivano che si debba fermare del tutto la riforma della giustizia. Ma dichiarava tuttavia di crederci. Gallant e Netanyahu, molto amici da sempre, si erano incontrati prima della partenza di Bibi per Londra giovedì scorso. Il primo ministro gli aveva comunicato la sua intenzione di tenere un discorso a reti unificate con la sua forte richiesta di colloquio e concordia fra le parti e la determinazione di portare avanti una parte della sua riforma. Gallant, su richiesta, aveva concordato di aspettare il suo ritorno per parlare. Poi, ha anticipato. Gallant ha soprattutto indicato la minaccia: è molto vicina, ha detto, e una delle cause nell'indebolimento è l'allargarsi del movimento dei refusenik nell'esercito. Un dato grave, shoccante, mai verificatosi prima nella storia di Israele. Gallant ha chiesto di bloccare tutto in nome di questo: ma è stata una denuncia di debolezza che Netanyahu non poteva accettare, da Gallant, il suo ministro. Il suo essere un uomo di tradizione militare tutta d'un pezzo l'ha portato a rivelare la preoccupazione del pericolo in modo inusuale, e l'ha unita all'annuncio di rinunciare alla linea del governo. Adesso c'è chi dice che, allontanando Gallant, Netanyahu mette l'esercito, cui egli è legato, in situazione di ancora maggiore debolezza. Ma è anche del tutto logico che non potesse più affidarsi a un ministro che, avendo all'inizio del fenomeno evitato di reprimere il fenomeno della disubbidienza come richiesto dalle leggi militari, adesso esternava la sua incapacità a contenerlo. Già due personaggi di primo piano del Likud come il presidente della commissione Esteri Yuli Edelstein e il ministro David Bitan hanno dichiarato che Gallant ha ragione, il partito da segni di crepe; Yair Lapid come al solito copre Netanyahu di insulti, e non ne mancano per chi lo sostiene e potrebbe divenire il prossimo ministro della Difesa, l'ex capo dello Shabbach, Avi Dichter.

Ormai sull'ipotesi della sua candidatura lo inseguono le maledizioni della piazza. I toni sono esasperati e furiosi, Netanyahu ha voluto dimostrare che la sua strategia non conosce debolezze. A New York si è dimesso il console Asaf Zamir in segno di protesta contro Netanyahu.

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