Netanyahu lancia l'operazione verità. "Liberiamo Gaza piena di terroristi"

Il premier alla stampa: "Vogliamo portare a casa i rapiti". Telefonata con Trump sul piano

Netanyahu lancia l'operazione verità. "Liberiamo Gaza piena di terroristi"
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Tutti sanno che Netanyahu non ama parlare coi giornalisti. Ma ha incontrato prima la stampa estera e poi quella israeliana, anche quella che lo attacca dal punto di vista politico e umano da anni, quella che ha attribuito a Israele i peggiori crimini di guerra e genocidio. Il primo ministro israeliano è sceso in campo sull'ottavo fronte col suo perfetto inglese e la sua verve comunicativa. Chiaro che la scelta era di cercare di scuotere l'opinione pubblica dalla valanga di menzogne che si è rinnovata con fuochi d'artificio all'annuncio di allargare la guerra a Gaza, chiamandola "occupazione".

Il fronte avverso ha avuto grandi successi, le fonti solo palestinesi difficili da smantellare. Come ha detto Jibril Rajub segretario generale di Fatah: "La guerra del 7 ottobre è diventato l'Olocausto palestinese, la nostra carta vincente"; o come ha suggerito Ghazi Hamad, leader di Hamas: "Tutto il mondo è contro Israele, chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stata accusata di genocidio e pulizia etnica?". Netanyahu, ha parlato con tono teso ma convinto. Sullo sfondo, la tempesta in patria: Smotrich che comunica la sua perdita di fiducia e minaccia dimissioni e i familiari dei rapiti infuriati che chiedono uno sciopero generale domenica. Bibi si è confrontato con la lettura del comportamento guerrafondaio di Israele, opponendo la decisione inappellabile di ditstruggere Hamas e recuperare i rapiti. "Ohad, un ferito rimasto senza gambe, mi ha chiesto: Primo ministro vai avanti, battiamo Hamas, noi siamo forti e vinceremo".

Ha contestato la fame come arma di guerra, l'intenzione di distruggere un intero popolo, il numero di morti. Le sue parole hanno condannato le piazze antisemite (una cinquantina di manifestazioni ieri in Grecia) e le istituzioni internazionali (Onu e Ue in funzione antiamericana) che ora non trovano niente di meglio della bandiera stracciata dello Stato palestinese. Netanyahu sa bene che mentre parlava sullo sfondo rulla il tamburo che lo accusa personalmente, sempre, di opportunismo politico, di corruzione, persino di un po' di fascismo. Per questo ha aperto le porte del fronte di Gaza ai giornalisti stranieri.

"Contrariamente a quel che dite, questa è la via più rapida per por fine alla guerra" ha ripetuto, spiegando che Gaza è sotto controllo per il 75% e come Hamas sia in possesso soltanto di Gaza City e al Mawasi, i campi centrali. Là si concentrerà l'azione, concordata con una telefonata col presidente americano Donald Trump, ma prima si farà in modo che la gente se ne possa andare in zone salvaguardate. Il premier ha insistito sull'impegno di Israele ha distribuire aiuto, sul fatto che ha fatto entrare due milioni di tonnellate di cibo con una politica che è l'esatto contrario dell'affamare la gente. E poi ha spiegato come Hamas abbia sequestrato gli aiuti, come le Nazioni Unite non abbiano distribuito il cibo e ora si cerchi di rimediare.

Netanyahu ha promesso velocità, mesi di guerra possono portare a molte perdite di soldati e alla morte dei rapiti; si è sforzato di descrivere un futuro di sicurezza, non di occupazione, con un potere civile fatto dal mondo arabo, ma certo non da Fatah e Hamas: "I palestinesi non hanno mai desiderato un loro stato che gli abbiamo offerto dal 1948, cercano solo di distruggere Israele". Le famiglie dei rapiti vorrebbero che Bibi lasciasse perdere tutto per uno scambio che tuttavia Hamas non promette. Niente di buono può derivarne. "Non avreste lasciato i nazisti a Berlino" ha detto. La sua fiducia nella vittoria sembra derivare da una visione più vasta, da un disegno in cui all'Iran e agli Hezbollah e a Hamas sconfitti si aggiungano, con l'aiuto degli Usa, le forze del grande motore della violenza sullo sfondo. Netanyahu vuole completare la liberazione di Gaza nonostante la possibile rottura nel suo governo e nonostante il movimento per i rapiti.

Witkoff tratta ancora, le riserve richiamate per novembre sono centinaia di migliaia. Si capisce che Bibi gioca su un campo largo, scommette su un mondo diverso, dove il trauma del 7 ottobre si curi con un intervento apicale.

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