Cronache

Nicolina non ce l'ha fatta. Lo sfogo della madre: l'avevo messa in guardia

Il killer aveva già minacciato con un coltello la 15enne. Il ministro chiede una relazione

Nicolina non ce l'ha fatta. Lo sfogo della madre: l'avevo messa in guardia

Il filo di speranza si è fatto sempre più sottile e si è affievolito ancor di più con il passare delle ore. Fino a quando, poco prima delle 7, il cuore di Nicolina Pacini, 15 anni, raggiunta da un colpo di pistola al volto sparato dall'ex compagno della madre che poi si è suicidato, si è fermato per sempre in una stanza degli Ospedali Riuniti di Foggia, là dove era stata ricoverata dopo un agguato gelido e spietato in un vicolo di Ischitella, piccolo centro del Gargano. Fin dal primo momento i medici si erano mostrati pessimisti: troppo gravi le lesioni riportate, la ragazza è stata ferita a un occhio e la pallottola ha causato un'emorragia cerebrale. «Impossibile operare», è stato il drammatico verdetto. E così, dopo una notte di agonia, per la quindicenne non c'è stato niente da fare: i suoi sogni e il suo destino sono stati cancellati sugli scalini insanguinati di via Zuppetta, il vicolo del centro storico che stava percorrendo per raggiungere la fermata dell'autobus e andare a scuola.

Adesso in questo angolo della provincia di Foggia il dolore si mescola alla rabbia. E crescono le polemiche per quella che in tanti definiscono una tragedia annunciata. A cominciare dalla madre, Donatella Rago. Che non usa mezzi termini e sul suo profilo Facebook sostiene di aver dato più volte l'allarme puntando l'indice contro l'ex compagno, Antonio Di Paola, 37 anni, l'uomo che ha ucciso e si è tolto la vita poche ore dopo nelle campagne del paese con la stessa pistola. In un'intervista a Mattino Cinque la donna rivela il contenuto dell'ultima telefonata con Nicolina, data in affidamento ai nonni materni su disposizione della magistratura minorile.

«Io mi sto preoccupando perché so cosa vuole fare», le ha detto quattro giorni fa la madre, che era riuscita a chiudere il rapporto con Di Paola tornando a Viareggio, dove vive l'ex marito che insieme a lei ieri ha raggiunto Ischitella per piangere sul corpo della figlia. Aveva paura, Donatella. Temeva che il 37enne, quell'uomo con cui ha convissuto due anni, un tipo violento con precedenti penali e noto in paese come «una testa calda», potesse in qualche modo vendicarsi dopo che lei aveva deciso di interrompere la relazione e di fargliela pagare nel modo più atroce. Del resto lui lo aveva detto chiaramente: secondo quanto risulta nella denuncia presentata nel 2016, Di Paola nel corso di una lite avrebbe minacciato Nicolina con un coltello, intervennero ai carabinieri e l'arma fu sequestrata; e poi ancora: due settimane fa il pregiudicato avrebbe chiesto con insistenza alla quindicenne notizie della ex compagna, la ragazza si è rifiutata di rispondere e ha riferito tutto alla madre. Risultato: è stata presentata una seconda denuncia, questa volta in Toscana. Insomma Donatella temeva che nella mente di Di Paola, in preda a una gelosia ossessiva, avrebbe potuto persino prendere forma il feroce disegno di una vendetta trasversale. E così è stato.

«Non siamo stati capaci di evitare una tale tragedia», dice il parroco della chiesa di Santa Maria Maggiore, Dino Iacovone.

E mentre in paese la gente si interroga su ciò che poteva essere fatto per fermare l'assassino, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, annuncia l'intenzione di chiedere maggiori dettagli sul caso.

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