Roberto Fabbri
Ventimila persone hanno festeggiato a Hambach, nei pressi di Aquisgrana in Germania, la notizia che attendevano da tempo: la locale foresta, che sembrava destinata a scomparire per far posto all'estensione di una inquinantissima miniera a cielo aperto di lignite, non sarà abbattuta. Almeno per un po'.
Sono soprattutto i militanti e i simpatizzanti ecologisti - tradizionalmente numerosi e agguerriti in Germania - a esultare. Eppure, quello che è successo a Hambach è un classico esempio delle contraddizioni dei «verdi», nemici giurati dell'energia nucleare che hanno da tempo ottenuto dalla Cancelliera Merkel un piano di progressiva dismissione delle centrali atomiche con l'impegno a sostituire la loro produzione di energia con quella delle osannate «fonti rinnovabili»: eolico, geotermico, idroelettrico, da biomasse eccetera. Un programma di ottime intenzioni, delle quali tuttavia come è noto è lastricata la via dell'inferno. Ecco dunque che non solo le bollette dei consumatori tedeschi sono diventate carissime (il nucleare è economico, le rinnovabili quasi sempre no), ma che si è manifestato un ancor più perverso effetto collaterale del taglio dell'esecrata Atomkraft: il ritorno del carbone.
Un tempo combustibile fondamentale - anche perché abbondantissimo in Germania - per alimentare centrali elettriche e caldaie tedesche, il carbone era praticamente stato relegato a scomodo ricordo del passato sia nella sua versione di più alta qualità (il coke) sia in quella più greve e maleodorante (la lignite) che impestò per decenni soprattutto i cieli della Germania Est. Ora il più inquinante dei combustibili fossili sta rientrando (è il caso di dirlo) dalla finestra dopo essere stato cacciato dalla porta principale: le rinnovabili infatti non bastano a coprire il fabbisogno energetico e si ricorre addirittura - anche se si tratta di casi eccezionali, perché in prospettiva il destino del carbone è segnato - allo sfruttamento dei vecchi giacimenti.
Tutto questo non impedisce ai ventimila di Hambach di gioire per il verdetto della Corte regionale di Münster, che ha imposto la sospensione dei lavori di disboscamento già avviati dalla società mineraria Rwe. Il taglio della foresta di Hambach non potrà riprendere fino a che il ricorso degli ecologisti non sarà stato esaminato.
I più contenti sono gli attivisti che - alcuni perfino da sei anni - si erano installati in capanni costruiti sugli alberi anche a 15 metri di altezza: potranno scendere liberamente, e non più sotto la minaccia di sgombero della polizia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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