Renzi, niente promesse da Tsipras

Il governo lavora a una manovra da 20-25 miliardi, ma ne rischiamo 10 in tasse. Asso nella manica o presa in giro?

Renzi, niente promesse da Tsipras

Una manovra che vale 20-25 miliardi. Sono le prime cifre ufficiose che circolano sulla Legge di stabilità a cui sta lavorando il governo. Sembra un buona notizia perché significa stanziare 16 miliardi per disinnescare le clausole di salvaguardia che farebbero scattare gli aumenti dell'Iva; altri 4-5 miliardi per tagliare dall'anno prossimo le tasse sulla casa, sia la Tasi, sia l'Imu; e il resto da destinare allo sviluppo, specialmente al Sud. Ma in attesa di sapere se questi saranno o no i numeri definitivi della legge di bilancio è doveroso porsi qualche interrogativo. Perché la cifra è grossa: si sta parlando di un importo pari al deficit di bilancio previsto dagli accordi europei sulla base del cosiddetto «fiscal compact» firmato dal governo italiano: l'1,4% del Pil. Che, largo circa, fa 22-23 miliardi. E non è un caso che lo stesso premier Matteo Renzi in persona abbia parlato di «portare a casa tutto quello che riusciamo in modo da avere un deficit che non sia l'1,4%». Per intendersi, Renzi vuole chiedere di poter spendere di più, dunque aumentare il deficit. Allora abbiamo fatto due conti.

Nei desiderata del governo sei miliardi possono arrivare da minori spese per interessi grazie ai tassi d'interesse tenuti bassi dalla politica di Mario Draghi e della Bce. Ma anche ammesso che il trend prosegua per l'intero 2016, tutto il resto si fa fatica a capire da dove possa venire. Appaiono, per l'appunto, desiderata, che devono fare i conti con l'Unione europea e altre varianti. Il premier intende chiedere uno «sconto» sul deficit/Pil. L'anno scorso a fronte della richiesta di uno 0,5% ha ottenuto la metà (0,25%), sulla base di una serie di riforme promesse. Cioè, a fronte di 8 miliardi di flessibilità, ne ha ottenuti 4. Quest'anno proverà a fare la stessa cosa, chiederà di passare dall'1,4% a qualcosa di più (1,8-1,9%). Ma la carta delle riforme se l'è già giocata, cosa si inventerà? I bene informati dicono che si può provare a puntare sugli incentivi a nuovi investimenti. Ma che dirà Bruxelles? Sarà disposta ad accontentare di nuovo il governo italiano? E, nel caso, di quanto? Difficile immaginare più dello stesso 0,25% (4 miliardi) del 2014. E già sarà un mezzo miracolo.

Così, tra Bce e Ue, si arriva a una decina di miliardi, se tutto va bene. Con un po' di maggiore crescita del Pil (che aumenta la capienza delle spese all'interno del vincolo Ue) magari concediamone 12. Ne mancano almeno altrettanti che possono arrivare solo dalla spending review. Con il piccolo problema che, finora, non sono bastati 4 commissari per portare a casa qualcosa di concreto dal taglio delle spese. E 10-12 miliardi ci paiono davvero tanti.

Quindi o il premier e i suoi ministri hanno una carta segreta, un tesoro, un piano X di cui nessuno è a conoscenza, oppure

queste cifre sono difficilmente confermabili. A meno di non voler illudere o addirittura prendere in giro i cittadini (ed elettori). Un po' come avvenuto con le promesse elettorali di Syriza. Finite poi come sappiamo tutti.

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