Le aperture, gli appelli istituzionali, le promesse di dialogo e condivisione nel giro di poche settimane sono già ricordi sbiaditi. Il governo sulla manovra va avanti percorrendo nuovamente una rotta solitaria. Un esito tutt'altro che inatteso da parte del centrodestra che punta il dito sul rischio di una nuova tornata di misure costose e assistenzialiste, prive di qualsiasi prospettiva strategica, a partire dal nuovo stanziamento per il reddito di cittadinanza.
«Dopo aver dilapidato 100 miliardi in mille rivoli e bonus inutili, dalle bozze della nuova manovra di bilancio spuntano 4 miliardi in più per il fallimentare reddito di cittadinanza e la bellezza di 1 miliardo e 200 milioni per le esigenze del Parlamento. Traduzione: Conte butta via altri soldi pubblici per finanziare le marchette di Pd e M5S e assicurarsi i voti di deputati e senatori» è il duro attacco firmato da Giorgia Meloni. «La sinistra persevera nella sua scellerata politica assistenzialista e allestisce l'ennesimo e ignobile mercato delle vacche sulla pelle degli italiani. Fratelli d'Italia sfiderà il governo in Parlamento: proporremo di usare queste risorse per garantire la continuità delle imprese piegate dal Covid e salvare decine di migliaia di posti di lavoro e vedremo chi sarà al nostro fianco e chi no». Le nuove risorse indirizzate verso il reddito di cittadinanza sono solo uno dei fronti polemici aperti. Il centrodestra non può non far notare la mancata rivalutazione delle pensioni, denunciata dallo Spi-Cgil, con uno slittamento al 2023 dell'adeguamento.
Giorgio Mulè fotografa bene la situazione dell'opposizione. «La manovra non c'è, girano le solite voci e indiscrezioni a mezzo stampa prima che il Consiglio dei ministri esamini un testo che ancora non è dato conoscere. È la solita prassi di un governo che preferisce i riflettori al Parlamento anche se il momento storico ed emergenziale richiederebbe la piena condivisione con le opposizioni di come un ulteriore scostamento di bilancio, che ingrasserà un già insostenibile debito pubblico, verrà utilizzato per far fronte alla crisi». Ma c'è anche il bonus bici e monopattini a scatenare le polemiche. «Altri 100 milioni dal governo giallo-rosso per questo bonus inseriti nella bozza della legge di bilancio 2021: a questo punto il problema non è più solo di ordine politico ma psichiatrico» è l'affondo dell'azzurro Enrico Aimi. E di fronte alle spese governative, il tema del Mes torna alla ribalta. «Il governo ha come sua stella polare lo statalismo e l'assistenzialismo» sintetizza Marco Marin. «Manca la capacità e la voglia di investire e progettare. Le piccole e medie imprese e gli artigiani già gravati dall'eccesso di burocrazia sono in ginocchio, la visione è corta.
In questo contesto è delittuoso rinunciare a 36 miliardi del Mes, la cui unica condizionalità è il vincolo alla spesa sanitaria. Abbiamo un governo che da una parte non accede a questi soldi e dall'altra butta via soldi nel bonus monopattini. Inaccettabile».
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